Passion – Recensione
Concorso – 69. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia
Finalmente Brian De Palma sbarca al Lido con il suo Passion, uno degli ultimi film in concorso al Festival.
Il film è il remake di Crime d’Amour di Alain Corneau e, arriva cinque anni dopo il suo ultimo film premiato con il Leone d’argento nel 2007, Redacted. La storia è quella di due donne manager, (Rachel McAdams e Noomi Rapace), che lavorano per una grande agenzia pubblicitaria di Berlino. All’apparenza sembrano essere amiche, ma in realtà le divide la posizione aziendale, una è il capo e l’altra l’arrivista pronta a tutto pur di emergere, anche di commettere gesti inconsulti.
Un film tanto atteso e un pochino deludente, intendiamoci, il maestro è sempre il maestro e, sarà anche che da lui ci si aspetta sempre il meglio, infatti la pellicola è impeccabile dal punto di vista registico, con il consueto utilizzo dello split screen, qui per dividere la scena del balletto e dell’omicidio, senza tralasciare alcune brillanti intuizioni per enfatizzare una scena. La sensazione è quella di aver eseguito un buon compito, aver portato a casa un film, senza troppo impegno.
Si affida alla bravura e alla bellezza della sua protagonista Rachel McAdams, per descrivere il tema dell’ambiguo, delle maschere, del gioco che caratterizzano i suoi lavori, in un’atmosfera che ricorda molto i rampanti anni’8’, musiche comprese.
La scelta del concorso è opinabile, ma quest’anno a Venezia si è visto un po’ di tutto.
Sonia Serafini