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Passione sinistra – Recensione

Questione di prospettive. Come al solito. Anche in campo amoroso. Dipende tutto da che parte si guardano le cose.
La domanda è di quelle senza tempo: “da che parte sta l’amore?” come recita la frase di lancio di Passione sinistra, commedia che prende le mosse dal solito eterno, italico dualismo destra-sinistra.
Due persone che più opposte non si può si conoscono per caso. Da una parte c’è Nina (Valentina Lodovini), idealista, integralista, amante delle cause perse e convita che si possa lottare per un mondo migliore, insomma una giovane donna decisamente di sinistra, dall’altra c’è Giulio (Alessandro Preziosi), belloccio e ricco erede di un famiglia di industriali, arrogante e qualunquista. La prima è fidanzata con Bernardo (Vinicio Marchioni) giovane intellettuale e scrittore promettente (che deve ancora dimostrare di mantenere la sua promessa), il secondo fa coppia fissa con Simonetta (Eva Riccobono) una bellissima oca, superficiale e ignorante, che inciampa spesso con la lingua italiana. A far incontrare Nina e Giulio è la stupenda villa al mare che la ragazza ha ereditato dal padre appena scomparso. Dal primo appuntamento è odio a prima vista: mondi diversi, pensieri e ideali (e non-ideali) diversi, gusti diversi. Ma il confine tra amore e odio è labile soprattutto quando a mettersi di mezzo è un’irresistibile passione che rischia di travolgere ogni certezza.
A ribadire la legge che in amore non ci sono regole ci sono state centinaia di commedie sentimentali, ma in realtà anche sul tema dell’incontro-scontro tra “gente” di destra e di sinistra si sono già esercitati, con esiti più o meno brillanti, diversi autori del cinema italiano (primo fra tutti l’irragiungibile Virzì di Ferie d’agosto e Caterina va in città). Al suo terzo lungometraggio dopo Santa Maradona e A/R –Andata + Ritorno, Marco Ponti tenta la strada della commedia sentimentale insaporita dal dualismo duro-a-morire di cui sopra e da venature socio-politiche legate all’attualità italiana.
In effetti se ci si ferma ai “ritrattini” di ragazze idealiste e perdenti, eco-compatibili ed eco-sostenibili, politicamente corrette e a quelli di giovani figli di papà, belli, superficiali, maschilisti, prepotenti e menefreghisti (contornati da bellezze da copertina), il quadro può sembrare di un disarmante qualunquismo. Ma, in realtà, come ha tenuto a precisare il regista, l’intenzione vera del suo film è di andare avanti, dimostrando che è davvero venuto il tempo di superare un contrasto fatto di stereotipi antiquati e demodé. E recapitare al pubblico un messaggio chiaro e semplice: l’incontro, l’apertura, il dialogo tra diversità può solo arricchire. Insomma solo nella possibilità di superare la polarizzazione destra-sinistra possiamo trovare una speranza per un futuro diverso per noi ma anche per il nostro Paese, prigioniero di un immobilismo dagli effetti nefasti. Perchè le cose belle della vita, come si recita nel finale, sono i cambiamenti.
Liberamente tratto dal romanzo di Chiara Gamberale “Una passione sinistra”, il film riesce a scorrere piacevolmente anche grazie a una colonna sonora “ad hoc” che piazza in apertura la famosa canzone di Giorgio Gaber “Destra-Sinistra” (rivisitata da Marco Mengoni) e in chiusura la cover “The Final Countdown” degli Europe qui riproposta da Chiara (ultima trionfatrice di “X-Factor”).
Altro punto a favore è il cast che, oltre ai due affascinanti protagonisti (Preziosi e la Lodovini) propone comprimari di ottimo livello, come Vinicio Marchioni (azzeccato scrittore di mezza tacca con la massima aspirazione di essere ospite di Fabio Fazio)  ed Eva Riccobono (lei si davvero una sorpresa, capace di coraggiosa autoironia nei panni della bellissima svampita “biondezza”). Un po’  scontata la solita presenza comica qui affidata alla simpatica Geppi Cucciari (che, ahimè, deve pronunciare le solite facili battute su manie, gusti e vizi di destra e di sinistra).
Certo, è vero che personaggi, situazioni, ambientazioni (fin troppo ovvio l’esclusivo Circolo Canottieri Lazio con tutto il suo carnet di soci che va dall’imprenditore al ladro, con corredo di mogli e amanti) raccolgono un bel po’ di luoghi comuni; ma non si può non notare l’attualità di un personaggio che forse è il più grottesco della scena (e che resta uno dei più indovinati). Stiamo parlando del candidato sindaco della capitale Andrea Splendore (un cognome, un programma), giovane rampante della nuova sinistra, molto attuale (ricorda davvero qualcuno) anche se a detta del regista d’ispirazione fantastica (King Julian, il Re dei Lemuri del cartoon Madagascar): lui si che riassume in pieno l’ormai totale “con-fusione” tra sinistra e destra.
Il risultato? Una storiella d’amore senza barriere ai tempi della (quasi) terza Repubblica con qualche azzeccata frecciatina al (presunto) “nuovo” che avanza (o che vorrebbe avanzare).

Elena Bartoni

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