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Pecore in Erba – Recensione

Ha debuttato sul palcoscenico della Mostra del Cinema di Venezia 2015, il lungometraggio d’esordio del giovane regista Albero Caviglia, un interessante mockumentary, il “falso documentario” (che mescola verità e finzione) che strizza l’occhio ad un argomento sempre attuale, in special modo in questo periodo, come l’antisemitismo e la xenofobia.

Il film è ambientato nel luglio 2006, il protagonista è Leonardo Zuliani, un giovane nato con l’antisemitismo nel sangue. Quando scompare, i media si occupano della notizia essendo lui un importante attivista per i diritti civili. Fin dall’infanzia infatti, Leonardo ha sentito in sé una spinta ad impegnarsi, affinché qualsiasi forma di antisemitismo potesse esprimersi liberamente.

Caviglia affronta un tema così importante, affidandosi alla satira. La pellicola apre proprio con un lungo servizio targato SkyTg24 dedicato alla vita di Leonardo, un fumettista di successo, uno stilista all’avanguardia e uno scrittore esordiente, ma in primis un attivista dei diritti civili, considerato come una “star” in questo campo, un genio nel inventare sempre qualche slogan o stratagemma per schernire gli ebrei.

Quello che riesce meglio al protagonista è esprimere liberamente la propria opinione, come per esempio negare la Shoah. Il regista ha immaginato una società in cui essere antisemiti sia all’ordine del giorno, Caviglia, oltre all’esordiente protagonista si è affidato anchea volti celebri dello star system italiano per rendere più credibile questa sua realtà inventata.

La ridondanza dell’argomento, può piacere o meno, è la colonna portante del film, quel plus che lo rende unico nel suo genere. In Pecore in erba infatti, tutto viene portato all’estremo, attraverso l’assurdità e il rimarcare volutamente tutto questo antisemitismo, facendo così, Caviglia ha dato vita ad una pellicola che oltre alle risate però, si fa specchio della realtà attuale e fa  anche riflettere.

Efficace, questo il sinonimo che più di tutti può farsi portavoce del contenuto della pellicola, nonostante infatti possa dare l’idea che il tema potesse essere affrontato in maniera più seria, a sottolineare proprio la sua importanza, attraverso la satira e il demenziale, è stato il regista, che ha “svecchiato” il problema, affrontandolo con un punto di vista più giovanile ed avanguardista, stimolando lo spettatore.

Alice Bianco

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