Pixels – Recensione
Dopo I Guardiani della Galassia (2014) sembra che riportare in auge gli anni ’80 sia diventata una moda e così il regista Chris Columbus con Pixels, ha voluto omaggiare i videogames di quel decennio ed ispirandosi a Ralph Spaccatutto (2012) ha reso protagonisti i personaggi tanto amati/odiati da piccoli e grandi di tutto il mondo.
Tutto inizia nel 1982, quando Brenner (Adam Sandler) arriva secondo ai campionati mondiali di videogiochi. La registrazione di quell’evento fu mandata nello spazio come parte di un esperimento della NASA e qualcuno l’ha ricevuta: una razza aliena. Dopo 33 anni questi extraterrestri arrivano sulla Terra con delle versioni reali di quei videogame, pronti a sfidare i terrestri e, in caso di vittoria, a distruggere il pianeta. L’unica speranza dell’umanità è un gruppo di ex ragazzi prodigio dei videogames ormai cresciuti: Brenner, Ludlow Lamonsoff (Josh Gad), Eddie (Peter Dinklage), il colonnello Violet Van Patten (Michelle Monaghan) e il presidente degli Stati Uniti (Kevin James).
Chi meglio di Columbus, regista icona degli anni Ottanta, (Mamma, ho perso l’aereo, Harry Potter e Mrs. Doubtfire), poteva dar vita ad una pellicola così ancorata al decennio citato, che fa leva sui personaggi dei videogames e li trasforma in acerrimi nemici di un gruppo di nerd.
Sempre citando gli anni ’80, il quintetto di protagonisti fa così il verso, anzi rende omaggio, ai Ghostbusters e affidandosi alla tecnologia del nuovo millennio cerca di annientare leggende come il pericoloso e gigante Pac-Man o il famigerato Donkey Kong con i suoi barili.
Il film non è però una di quelle classiche pellicole sparatutto, anche se i momenti non mancano e servono ad omaggiare ancora una volta i videogiochi, c’è lo spazio per la classica storia d’amore, l’importanza dell’amicizia, anche se tutto è pressoché accennato, per concentrare l’attenzione sulla missione principale: salvare il mondo da un’invasione ludica aliena.
Pixels riesce a mescolare vintage e moderno, creando però una pellicola, che nonostante la stravaganza, risulta poco frizzante. A trainare il carrozzone colorato e tecnologico, la coppia Sandler-Gad, a dir la verità più quest’ultimo, nulla però serve, nemmeno la presenza dell’originale padre di Pac-Man, Tohru Iwatani o la battaglia finale per le strade di New York stile Avengers, per risollevare un film che aveva del potenziale, ma che forse si è perso man mano.
Columbus, insieme a gli sceneggiatori Tim Herlihy e Timothy Dowling ha creato un film troppo demenziale, sempliciotto e nella sua comicità e trovate divertenti ha mantenuto la classicità del genere, senza donare un proprio tocco personale. Probabilmente a restarne particolarmente delusi saranno i 30enni/40enni cresciuti con gli l’action-comedy di questo tipo.
Alice Bianco