Pongo il cane milionario – Recensione
Con delle animazioni pazzesche e delle sottotrame complesse a cui siamo abituati negli ultimi tempi, a volte ci si dimentica dell’esistenza del cinema dedicato solo ed esclusivamente ai bambini. Per fortuna ci pensa Tom Fernández a ricordarcelo, dedicando il suo delizioso Pongo il cane milionario, ai più piccolini, in un film semplice e leggero che li farà divertire come non mai.
Pongo è un cane che, da quando ha vinto la lotteria, ha deciso di dedicarsi al lusso e ai capricci, con il suo assistente Alberto che cerca in tutti i modi di renderlo più responsabile. Un giorno al cagnolino viene proposto di diventare una star, ma verrà ben presto rapito, imparando dall’esperienza che la vita è molto di più del denaro e del lusso.
La pellicola di Fernández è un perfetto prodotto per le famiglie che, lo si nota già, vedremo ben presto replicato, probabilmente fino alla nausea, negli slot televisivi dedicati proprio a questo genere di pellicole e che, diciamocela tutta, ogni tanto fa pure bene vedere.
Sì perché dimenticandosi di tutte le lezioni di cinema che abbiamo avuto, dimenticandoci dei grandi maestri, ci si può anche divertire con questo cane milionario, in maniera sincera e inaspettata.
Certo, noi “adulti”, dobbiamo essere in grado di spegnere il cervello, di lasciarsi trascinare completamente da una narrazione efficace e leggera, che richiama, soprattutto nel rapporto tra i due personaggi umani, le screw ball di un tempo.
Pongo, davanti ai nostri occhi, fa le cose più strane e ci riesce grazie ad una scelta, forse un po’ azzardata, ma sicuramente efficace, del regista di montare i movimenti del cagnolino come se fossero in stop-motion. E così non ci sono più limiti a ciò che il cagnolino può fare e non fare, strappando sincere risate, soprattutto nei piccoli a cui si illuminano, davvero, gli occhi.
Nonostante sia una produzione spagnola, la pellicola ha continui richiami a pellicole di genere di fattura americana: da Come cani e gatti del 2001, a Richie Rich, cult anni ’90 interpretato da Macaulay Culkin. Ma anche la fattura stessa della pellicola sembra arrivarci da oltreoceano e qui, possiamo dirlo, Tom Fernández pare aver imparato proprio bene la lezione dai colleghi statunitensi, connotando però i suoi personaggi di quel quid in più rendondoli tutti, nessuno escluso, assolutamente irresistibili.
Se ci rimettiamo la maschera di adulti, cinefili, critici cinematografici, potremmo scrivere un trattato sulle cose che cinematograficamente parlando non funzionano, ma i bambini si divertono ed il film è diretto a loro e quindi, a noi, non ci resta che sorridere e mettere via, per una volta, la voglia di analizzare tutto e godendoci un prodotto per quello che è.
Sara Prian