Presto farà giorno – Recensione
Noir, storia d’amore, vicenda di disagio e riscatto sociale, l’opera prima del regista e sceneggiatore Giuseppe Ferlito è un vero gioiellino, che racchiude in sé tutto ciò, sapendo colpire lo spettatore grazie ad un’atmosfera intrisa di mistero, pericolo ed angoscia, che tiene incollati alla poltrona.
Mary (Ami Codovini) è un’adolescente benestante che vive con la madre ed è innamorata di Loris (Valerio Morigi), più grande di lei e sbandato. Il rapporto contrastato con la madre la avvicina sempre più al ragazzo, che la spinge a provare la cocaina. Quando Mary però si sente male e viene ricoverata in ospedale, la madre decide di portarla in una clinica privata per farla curare. Loris intanto, assieme all’amico Chris (Ludovico Fremont) cercherà di racimolare un po’ di denaro spacciando droga, per poter poi vivere con Mary.
Sogni, paure, angosce e sfrontatezza, Presto farà giorno si presenta come il manifesto della gioventù d’oggi, ma non solo, della società stessa, stretta nella morsa delle responsabilità, impaurita dalle sfide e sempre costretta a scegliere tra il bene e il male.
Mary, Loris e Chris cercano di allontanarsi da quel male, o meglio, vogliono migliorare la loro vita e costruirsi un futuro, pensando quindi positivo, ma perseverando nella direzione sbagliata. ‘’Voglio essere padrona della mia vita’’ dice Mary, ma, come le fa notare Nina, una delle pazienti della clinica, affetta da anoressia, non sempre si fa la scelta giusta.
Lasciarsi aiutare, senza correre il rischio di continuare a reiterare gli stessi errori, volgersi convinti verso un cambiamento, un miglioramento, questo fanno alla fine, i personaggi del film e proprio grazie a quella nuova alba, a ‘’quel giorno che si farà presto’’, sarà data loro una seconda possibilità, sottolineata ancor di più da una luce bianca che si sprigiona nel finale e fa spalancare gli occhi allo spettatore.
Un po’ Trainspotting (1996) e un po’ Ragazze interrotte (1999), Presto farà giorno, sembra però volersi avvicinare soprattutto al film di Darren Aronofsky, Requiem for a Dream (2000).
Il regista padovano sembra aver preso alcuni elementi del film americano, per poi farli propri, come ad esempio la scena nella vasca da bagno in cui Mary si sente male, simile a quella con protagonista Jennifer Connelly, la riproposizione del tema musicale Fall – Marion Barfs ed il tema dei sogni e delle allucinazioni.
Noir ricco di introspezione, da parte dei protagonisti e di conseguenza dello spettatore, Presto farà giorno, grazie agli sguardi in macchina, ai toccanti monologhi di Morigi e di Matilde Piana (Nina), alle buone interpretazioni di questi ultimi e di Ludovico Fremont e ad un colpo di scena finale, riesce a coinvolgere pienamente, dal punto di vista visivo ed emotivo, regalando delle disturbanti, ma piacevoli, sorprese.
Alice Bianco