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Prisoners – Recensione

Thriller drammatico e purtroppo estremamente reale, Prisoners del canadese Denis Villeneuve, nonostante vanti un cast di attori molto bravi e preparati, affronti il tema della pedofilia, della sparizione di migliaia di bambini e del tentativo di giustizia fai da te dei genitori, soffermandosi troppo su certi particolari a discapito di altri, dilata fino ad eccedere la durata del film, appesantendolo.

Anna (Erin Gerasimovich) ed Eliza (Zoe Borde) scompaiono improvvisamente il giorno del Ringraziamento, senza lasciare alcuna traccia. I genitori reagiscono alla sparizione delle bambine in modo diverso: Keller (Hugh Jackman), il padre di Anna, inizia la propria indagine puntando tutti i sospetti su un ritardato mentale, Alex Jones (Paul Dano), Franklin (Terrence Howard) e Nancy (Viola Davis), i genitori di Eliza cercano di mantenersi calmi ed evitare la violenza, Grace (Maria Bello), la madre di Anna invece, si imbottisce di psicofarmaci. Ad indagare sul caso intanto, vi è il detective Loki (Jake Gyllenhaal).

Polizia versus normale cittadino in cerca di giustizia. Questo è in poche parole il tema principale affrontato nella pellicola, un thriller che da una parte descrive l’istituzione sociale volta a proteggere il cittadino, la polizia appunto, dall’altra i genitori, “comuni mortali” che di questa istituzione non si fidano più.

Troppo ancorati alla burocrazia e alle proprie convinzioni, i poliziotti si dimenticano del loro vero obiettivo, mentre i cittadini come Keller, spinti dalla frustrazione e desiderosi di placare la loro sete di vendetta, confusa con la giustizia, diventano loro stessi violenti, esattamente come i carnefici e i rapitori che cercano.

A metà fra Zodiac (2007) di David Fincher e Giustizia privata (2009) di F. Gary Gray, Prisoners è però il classico thriller intuitivo, che uno spettatore attento può facilmente “risolvere” senza dover per forza arrivare alla fine. E c’è da dire “per fortuna”, perché i 153 minuti di pellicola si sentono tutti e per questo, a lungo andare, il film risulta purtroppo oneroso.

Se da una parte il tema affrontato sembra una scelta vivace e perfetta per un thriller ad alta tensione, dall’altra, la soluzione narrativa, di montaggio e registica, già proposte moltissime volte al cinema e in tv, rappresentano la vera pecca del film.

Attori e personaggi poco sviluppati, nonostante ce ne fosse tutto il tempo, indizi e scene ovvie che sembrano passare inosservate davanti ai protagonisti e come se non bastasse anche un finale troppo semplice, inaspettato certo, ma che lascia l’amaro in bocca.

Acclamato regista mondiale, vincitore di numerosi premi e nominato anche agli Oscar, Villeneuve sembra però non essersi impegnato abbastanza, o meglio, si è soffermato su certi dettagli, fino a sconfinare, sacrificando purtroppo quel clima di tensione tipico del genere e che tutti si aspettavano.

Alice Bianco

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