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Prometheus – Recensione

Ridley Scott è tornato a far parlare di se’, esce nelle sale italiane, a trent’anni di distanza dal suo primo Alien, Prometheus, pellicola che ha fatto discutere tutti gli addetti ai lavori già da circa tre mesi. Il motivo è molto semplice, in Italia il film esce con tre mesi di ritardo rispetto all’uscita internazionale, vuoi o non vuoi con i tempi e le abitudini di oggi, gran parte del film era stato svelato e con se’ le perplessità che ha generato. Dopo una visione completa, in una versione 3D davvero da rivedere (per la sottoscritta), possiamo dire che i difetti emersi e i dubbi avevano fondamenta valide. Il Prometheus è il nome della nave spaziale trasportante un gruppo di biologi e scienziati su di un pianeta lontano a svariati milioni di miglia, dove tutti pensano si possa trovare la genesi della razza umana, ovvero gli ‘Ingegneri’, con i quali, secondo alcuni dell’equipaggio, sia possibile parlare e avere un confronto. Gli ingegneri ci saranno, vivi o morti che siano, ma non è detto che siano ben disposti a disquisire sul dna e la creazione dell’essere umano. L’eroina che fu Sigourney Weaver, lascia il posto a Noomi Rapace, lanciatissima nell’olimpo delle nuove star, in una pellicola che non sa ancora se collocarsi a metà fra un reboot e un prequel. L’inizio del film porta decisamente la firma del grande regista che è Ridley Scott, scenari di paesaggi incontaminati e lande della Scozia da far venire i brividi per la bellezza, panoramiche della terra semplicemente perfette, accompagnate dalla musica di Marc Steitenfeld, risultano essere una sequenza ben calibrata di ottimo cinema. Eppure manca sempre qualcosa, la sensazione che si avverte è decisamente di mancanza, di pathos, di inquietudine, di attesa, manca il coinvolgimento alla storia. Forse la scelta di affidarsi ai due giovani sceneggiatori Jon Spaiths e Damon Lindelf (Lost), gli ha fatto perdere un pochino l’ago della bilancia. Se è vero che durante la visione di Alien, si avvertiva costantemente la paura della morte, e l’inquietudine generata dalla continua attesa che l’alieno arrivasse, in Prometheus sono tutte cose che non sussistono. Nonostante i temi trattati siano similari come la maternità, il disagio di essa e l’istinto di sopravvivenza di una protagonista determinata e forte come l’acciaio,  l’anima che ha reso Alien un cult di genere oscura Prometheus in maniera determinante. Anche le scene pulp, quelle che ti dovrebbero far saltare dalla sedia del multisala dove sei andato a vederlo, scarseggiano, o meglio, ci sono, ma non abbastanza marcate come avrebbero potuto essere. In sintesi si può dire questo dell’ultima pellicola del fratello del compianto Tony (che ci ha lasciato l’estate scorsa in maniera ingiustificabile), che manca di grinta, quella grinta che ti spinge ad osare e fare di più, perchè splendidamente rappresentato dal livello visivo, ma piatto in quello narrativo. Nonostante una meravigliosa interpretazione di Michael Fassbender, che neanche a volerlo fare a posta, interpreta l’unico personaggio senza un’anima.

Sonia Serafini

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