Quando la notte – Recensione
Sarebbero molte le parole, e soprattutto gli aggettivi, idonei per chiudere il titolo della pellicola della Comencini “Quando la notte”, presentato questa mattina nella Sala Darsena della 68esima Mostra Internazionale del Film di Venezia.
Partiamo dal presupposto che il pubblico presente era formato da addetti ai lavori, e giornalisti, i quali si sono divisi a fine proiezione tra fischi e applausi. “Quando la notte” narra le vicende una madre (Claudia Pandolfi), che porta il suo bambino in montagna per farlo fortificare e respirare dell’aria sana come detto dai medici, ma il bimbo è vivace e la donna non riesce ad affrontare la pressione che comporta. Su “I monti con Annette” incontra Malfred (Filippo Timi), un rude, chiuso, e irruente uomo che lavora come guida e che abita li da tutta la vita, lui le ha affittato una parte di casa, e arriverà a salvarle la vita, o meglio, i due si ricambieranno il favore in circostanze diverse. La pellicola ha dei toni bui, con musiche dure e stridule, scandite da un pianoforte che suona solo note basse, e colori grigi, diversificati solo dagli splendidi, ma a tratti inquietanti, scenari di montagna. Forse l’idea della regista era di basare la storia sullo sfondo di una linea noir? Il punto è che l’amore e l’attrazione fra i due non regge la passione e il sentimento dichiarato, diventando povera, e non credibile. La spiegazione della difficile maternità di Marina si esemplifica con l’incontro di pochi giorni con Manfred? Talmente tanto da spingerla a tornare sulle pendici della montagna? Troppi, e purtroppo, non belli, interrogativi in questa storia, dove non si riesce ad entrare in sintonia con i protagonisti, per mancanza di empatia e coinvolgimento. Uno degli attesi film italiani in concorso, peccato.
Sonia Serafini