Recensione di: Amami se hai il coraggio
Passione estrema al limite della perversione, amore e follia questi sono gli elementi chiave di Amami se hai il coraggio. Il film, scritto e diretto da Yann Samuell, ci fa respirare una strana aria, un mix tra gioco e fortissimi sentimenti, due personaggi folli che vivono una vita apparentemente banale ma interiormente assolutamente fuori dalle regole. La storia racconta di due vite che si intrecciano fin dalla tenera età, Sophie, Marion Cotillard, una bambina emarginata a causa delle sue origini polacche e Julien, Guillaume Canet, un bambino suo coetaneo che vive un momento difficile e decide di aiutare la piccola Sophie. L’incontro tra i due bambini risulterà cruciale per le loro vite, non riusciranno più a distaccarsi, nonostante qualche tentativo in età adulta. Ma cos’è che tiene così uniti Sophie e Julien? Materialmente è una scatola porta caramelle, che praticamente svolge un ruolo da terzo protagonista principale del racconto, ma sentimentalmente è molto di più: è un amore fortissimo che sfocia nell’essere pura ossessione. Sophie e Julien diventano reciprocamente l’uno la droga dell’altro. Cominciano con un rapporto di amicizia, inizialmente, basato su un gioco solo loro: si passano la scatola e quando uno dei due la tiene in mano può chiedere all’altro di fare tutto ciò che vuole, lo può comandare chiedendo semplicemente “giochi o non giochi?” L’altro, rispondendo “gioco” sarà costretto ad eseguire spesso atti osceni ed estremi, azioni e sfide sempre più folli. Passano gli anni e il gioco continua, si evolve con loro, li lega sempre di più, anche se nessuno dei due vuole realmente ammettere che ogni sfida è una dimostrazione di amore, ogni “gioco” in realtà significa ‘ti amo’. Sophie e Julien continuano a sfidarsi, anche quando i giochi sfiorano la crudeltà estrema. Ciò che li induce a proseguire il gioco, oltre il fortissimo interesse reciproco, è la voglia di sfuggire dalla realtà, giocano per prendersi beffa della vita. Vivono il loro bizzarro amore come se fosse finto, irreale, un sogno, una favola, hanno paura di viverlo normalmente, ma lo sentono e lo emanano in ogni scena mostrandoci un sentimento forte e passionale. Una volta divenuti adulti le strade dei due personaggi si dividono sempre di più ed essi appaiono come individui con crescenti instabilità mentali, ma questo si sa, è l’effetto principale dell’amore, ci distoglie dalla razionalità, ci fa impazzire, facendoci vivere d’impulso e spesso soffrire. Uno degli elementi bizzarri del film è che Sophie e Julien, nel corso delle loro vite sono stati capaci di dirsi di tutto, ma mai la semplice verità, ossia che si amano follemente e che vorrebbero solo vivere un amore normale, o meglio, una vita normale insieme. O forse una tale normalità ridurrebbe e svaluterebbe i loro sentimenti? Sono troppo invorticati dal loro gioco di distruzione e autodistruzione per essere ‘come tutti gli altri’, dunque le loro vite scorrono, ma il gioco resta, facendo aumentare sempre di più la la loro passionalità ed i loro sentimenti reciprochi, ma anche la loro follia. Yann Samuell è al suo esordio nella regia cinematografica con questo film e ci regala scene avvolte nella fantasia, quasi astratte, che si abbinano perfettamente con la trama del racconto. La storia d’amore travagliata dei due si conclude con un doppio finale, uno estremamente tragico, ma che risulta quasi l’unica estrema e drammaticamente romantica soluzione possibile per entrambi, e l’altro molto più positiva e che rappresenta ciò che tutti noi spettatori vorremmo che accadesse ai due personaggi. Amami se hai il coraggio, dunque, è una storia estremamente romantica, con elementi ironici nella prima parte ma indubbiamente drammatica, anche se, con un finale, in entrambi i casi e da un certo punto di vista , positivo….l’amore vince sempre!
Vanessa Amodio