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Recensione di: Arancia Meccanica

Un capolavoro del cinema! Dialoghi, sceneggiatura e colonna sonora fantastici.
Non credo sia possibile restare indifferenti ad una trama del genere: la stessa violenza (terribile, immotivata, incomprensibile) di Alex (il protagonista) e dei suoi Drughi (gli amici) sembra quasi attirarci, eccitarci… I continui mix di bontà e cattiveria, il carnefice che diventa vittima, il confronto tra il bene ed il male, l’ambiguità che viene proposta è affascinante e terribile nello stesso modo.

La musica
La musica, spettacolare, non è solo cornice, ma parte integrante del racconto: all’origine delle azioni di Alex ci sono motivi, note, accordi… un motore che lo spinge, sulle note della “Gazza Ladra” di Rossini, ad agire nei confronti dei Drughi, di coloro che gli hanno mancato di rispetto… La stessa forza della “Cura Ludovico” si trova, più che nelle immagini, nella musica… Ed ancora, lo stesso Alex viene raccontato, descritto, ritratto non solo tramite i fotogrammi della pellicola ma proprio tramite l’”arte dei suoni”: da una parte, nella sua vita personale a rappresentare il suo forte ego, c’è  “il Ludovico Van” con la Nona Sinfonia; dall’altra, nel suo rapporto con il mondo esterno, Gioachino Rossini, che accompagna le scene di violenza, di sesso e le sue azioni quando si rapporta con la società, con l’Ouverture della già nominata “Gazza Ladra” alternata a quella del “Guglielmo Tell”.

La trama
Ambientato a Londra (1980), è un racconto sulla violenza, individuale e sociale, che mostra come la follia e la crudeltà di un ragazzo possano sembrare più comprensibili di quella imposta dalla società agli individui che la compongono.
Alex, capo di una banda di giovani teppisti, i “Drughi”, trascorre le giornate a massacrare la gente (droga, pop art, libertà sessuale, anarchia sono padroni della scena). A farne le spese sono un barbone, una banda rivale, una ragazza di strada, uno scrittore e sua moglie. Stanchi della sua tirannia, i compagni, tradiscono Alex che viene catturato dalla polizia e condannato a 14 anni di reclusione. Per poterne uscire sceglie, dopo due anni, di venire sottoposto ad una specie di lavaggio del cervello: una speciale cura (la cura “Ludovico”) a base di film violenti e musica, un trattamento che dovrebbe riportarlo sulla retta via mediante la nausea per il male. La “Cura” funziona, Alex guarisce, si trasforma, ed è nauseato da ogni tipo di violenza. Viene rimesso in libertà ma sono gli altri ora ad essere violenti con lui: la famiglia lo respinge, due suoi amici – diventati poliziotti – lo torturano, lo scrittore sua vittima cerca di farlo impazzire.
Dopo un tentativo di suicidio, viene ricoverato a spese dello Stato in una clinica, dove gli verrà restituita la sua originaria fisionomia (Alex diventa un’arancia meccanica nelle mani di altri).

Momenti esenziali
La “presentazione” al Koroba Milk Bar
La “passeggiata” nella galleria musicale
Il “triangolo” con le note del “Guglielmo Tell”
Il tuffo nel lago con relativo “taglietto”
La prova finale dopo la “Cura Ludovico”

Kubrick quindi ci racconta in maniera perfetta la vicenda di un giovane “sviato”, un “teppista”, una “pecora nera” della società che massacra, uccide, distrugge con ferocia e crudeltà… Racconta di una società che prima consegna gli strumenti per esercitare ogni tipo di violenza, e che, in seguito, quando il limite della brutalità è oltrepassato, punisce per averli utilizzati… Racconta di un ragazzo che prima violenta e poi viene violentato, con gli stessi mezzi brutali: la violenza va arginata, con altra violenza, legalizzata e controllata… La società ti accetta se impari a controllare e ad incanalare la tua violenza per i SUOI scopi, politici, economici e militari.
In tutto il film un mix di volti, una commistione continua di valori, musiche, idee, lo stesso nome ha una duplice raffigurazione: la natura e la macchina.

Questo film manifesta l’eterno conflitto tra uomo singolo e società, tra il pensiero libero dell’individuo e le esigenze collettive e morali della collettività…
La libertà ed il libero arbitrio sono tra quanto di più prezioso esista ed il continuo confronto tra il bene ed il male è presente nel nostro animo quotidianamente; la scelta e la possibilità di sbagliare fanno anch’essi parte della nostra vita.
Perchè la “società” dovrebbe “educare a vivere”, ma non ha il diritto di annullare le nostre personalità, non ha il diritto di renderci “automi” e privarci della nostra autodeterminazione.
 

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