Recensione di Bastardi senza gloria
Inglorious Basterds è il vero capolavoro di Tarantino.
Questa non è un’affermazione fatta sull’onda dell’entusiasmo da parte di chiè appena è uscito dalla sala con gli occhi pieni e il cuore gonfio di emozione, ma la lucida conclusione di chi, piuttosto, ha ancora impresso nella mente uno dei più potenti insegnamenti cinematografici che siano mai stati impartiti: il cinema,lasciato libero di esprimersi, può e deve andare oltre la realtà, riscrivendola a suo piacimento fino a stravolgerla. Perché il Cinema è un mondo parallelo a quello reale, in cui può accadere ogni assurdità, persino che la seconda guerra mondiale finisca durante la première di un film (!). L’importante è avere il talento sufficiente
a rendere sopportabile l’impossibile. Ma Tarantino di talento ne ha in abbondanza, e la sospensione della realtà avviene nello spettatore senza troppe remore. In secondo luogo, chiunque è ancora convinto che Tarantino sia semplicemente un divoratore di ogni genere e sottogenere di film, capace solo di citazioni o peggio di imitazioni, vada a vedersi l’incipit del film. Vero, la scelta delle inquadrature rimanda a Sentieri Selvaggi (la vista attraverso la porta ed il contrasto tra il nero della stanza e la luce dei grandi spazi esterni) e Gli Spietati (la primissima inquadratura con la casa sullo sfondo). Tarantino è però unico e insuperabile nel saper sovrapporre dialoghi e immagini, dove le seconde si inseriscono perfettamente seguendo il ritmo delle prime. Caratteristica già vista fin da Le Iene, certo, ma che qui raggiunge il suo apice artistico: mai Tarantino ci aveva infatti regalato una sequenza così drammatica e commovente al tempo stesso.Quanto ai i dialoghi, essi sono spesso interminabili e surreali, coinvolgono come e quanto una scena d’azione, rappresentano sempre il preludio a scoppi di violenza inaudita. Ed è forse il crudele e cinico compiacimento con cui viene messa in scena la violenza che contraddistingue quest’opera rispetto a tutte le altre di Tarantino: gole tagliate, scalpi strappati via, teste maciullate a colpi di mazza da
baseball, giovani ragazze crivellate da colpi di mitra, soldati che festeggiano la nascita del proprio figlio uccisi a sangue freddo e così via. Ma Tarantino, con un’ironia che si riflette in ogni sequenza e citazione, rende come al solito tutto sopportabile, e riesce perfino a strappare sorrisi laddove assistiamo a inauditi massacri di massa.
Il punto centrale è però un altro: Inglorious Basterds è un film sulla seconda guerra mondiale in cui nulla va come nella realtà è veramente andato. Il finale è esagerato, delirante, epico: in un’orgia di sangue, pallottole e fiamme, Tarantino riscrive la storia in un cinema, a attraverso il cinema riscrive la storia. Metafora potente portata sullo schermo con la leggerezza e il disincanto di chi si è nutrito di talmente tanti film, da non essere più in grado di distinguere il cinema dal mondo
reale. E che, forse senza accorgersene, sta riscrivendo, pellicola dopo pellicola, persino la storia del cinema.
Da vedere e rivedere fino alla nausea.
Mirko Medini