Recensione di Eye on Juliet – Venezia 74
Ad aprire la sezione Giornate degli Autori della 74esima Mostra del Cinema di Venezia, è stato il film canadese Eye on Juliet, una storia d’amore atipica, nata non sotto una “maligna stella” come i Montecchi e i Capuleti, bensì sotto lo sguardo vigile di un robot moderno.
Il regista Kim Nguyen, dopo l’altra controversa ed anticonvenzionale love story raccontata in Two Lovers and a Bear, si affaccia in un mondo nuovo. I ghiacci antartici ritornano a far spazio all’Africa del Nord (ambientazione già tipica del film La Cite’), ed è lì infatti che vive Ayusha (Lina el Arabi) una giovane ragazza impiegata in un ufficio postale, che ama di nascosto Kaarim (Faycat Zeglat), già promessa ad un altro uomo. I due innamorati sono però intenzionati a fuggire. Come faranno?
Dall’altra parte del mondo c’è Gordon (Joe Cole). È appena stato mollato dalla fidanzata che tanto amava ed ora dedica la sua vita al lavoro: si occupa della sicurezza legata ad un oleodotto in Africa, ed è proprio manovrando i robot che controllano il territorio, che impara a conoscere Ayusha e i suoi desideri.
Dopo Two Lovers and a Bear, Nguyen punta tutto ancora sull’amore e sulla storia tormentata di due giovani amanti, Ayusha e Kaarim. La loro voglia di scappare per vivere in un mondo diverso e libero dalle costrizioni come il loro, li accomuna ai due più celebri personaggi shakespeariani ed è ancora una volta l’amore a fare da fil rouge all’intero film!
Seppur nella sua staticità e certi giorni, poco utile attività, Gordon e il robot che lui stesso comanda, dimostrano come proprio questo sentimento riesca ad unire le persone, sebbene si trovino ai due poli opposti della Terra.
L’amore finisce poi per essere spinta, motore e linfa vitale per riuscire a superare i dolori della vita: Gordon decide di aiutare Ayusha ad amare liberamente Kaarim, per poter veder trionfare il loro sentimento. Anche a costo di compromettere il proprio lavoro, il protagonista decide di fare da Mercurio (o Mercuzio?) e farsi messaggero d’amore, riuscendo così nell’intento catartico di affrontare il proprio dolore interno per la fine della sua love story.
Complesso ma non troppo, Eye on Juliet è un classico film romantico e drammatico, ma con idee nuove, che gioca sul tempismo e sulla non convenzionalita’ dei personaggi e dimostra ancora una volta l’abilità del regista dietro la macchina da presa e alla sceneggiatura. Sui generis, la nuova pellicola di Nguyen, attira lo spettatore e lo rende osservatore di sentimenti e partecipe di emozioni.
Alice Bianco