Recensione di: Fuga per la Vittoria
1941. Parigi. In una Francia occupata dalle milizie tedesche un gruppo di prigionieri Alleati viene scelto per giocare una partita di calcio che, nelle intenzioni dei gerarchi tedeschi, servirà per celebrare la superiorità ariana anche in campo sportivo. Parallelamente, mentre i prigionieri, si allenano per giocare una partita che difficilmente regalerà loro soddisfazioni sportive, il movimento partigiano studia una strategia per rendere veramente “indimenticabile” il match..
Il film è reso celebre dalla parata di star calcistiche che affiancano un improbabile Sylvester Stallone portiere. Spicca su tutti il campione brasiliano Pelè, ma il team è costituito anche dall’inglese Bobby Moore e dell’argentino Osvaldo Ardiles. Memorabile la scena della rovesciata del campione verdeoro e il rigore parato dalla star americana.
Nonostante la trama abbastanza scontata e facilmente intuibile (l’onnipotente ostentazione di superiorità che puntualmente viene battuta dal coraggio dei singoli, supportati dalla spinta emotiva popolare) il film è comunque piacevole più che altro per la curiosità che suscita vedere calciatori cimentarsi nel ruolo di attori (prova parzialmente superata) e attori cimentarsi nel ruolo di calciatori (non ce ne voglia Stallone…ma Rocky è sicuramente più credibile).
Daniele Riccardelli