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Recensione di: Il dittatore
Premessa: il film è assolutamente sconsigliato ad un pubblico suscettibile e sensibile a insulti razziali, riferimenti sessuali espliciti e al turpiloquio. Se non sopportate battute che hanno come sfondo gli elementi sopra citati questo film è semplice spazzatura, il frutto della società senza valori in cui viviamo oggi, dove per far ridere si è disposti ad utilizzare ogni mezzo.
Se invece non appartenete a questa categoria di pubblico..allora troverete ‘Il dittatore’ maledettamente divertente! Già nei primi secondi del film, con un commosso ricordo del caro leader Kim Jong-Il, è facile intuire cosa ci si potrà aspettare nell’ora e mezza scarsa di proiezione. Aladeen (Sacha Baron Cohen, Borat per gli amici), dittatore della fantomatica repubblica africana di Wadiya, è costretto a fronteggiare la ‘minaccia’ portata dalle Nazioni Unite al suo regime. Ma da patriottico ‘leader supremo’ il dittatore, con l’aiuto di Zoey (una simpatica Anna Faris) fronteggerà mille insidie per difendere e proteggere il suo trono.
Il regista Larry Charles confeziona un film politicamente Corretto (senza ‘s’, perché se si attacca tutti, si ottiene per assurdo un prodotto condivisibile da tutti, almeno nella parte in cui non si è attaccati) , dove mette a nudo l’ipocrisia delle democrazie occidentali e del popolo occidentale/americano (politici,giornalisti,manifestanti etc etc), senza trascurare Cina e paesi arabi. Sacha Baron Cohen interpreta in maniera divertente il ruolo del dittatore, prendendo il peggio/meglio dei vari leader politici degli ultimi anni, da Gheddafi a Saddam Hussein, da Kim Jong-Il a George W. Bush. Menzione speciale per Bobby Lee nel ruolo di leader cinese, demenzialmente irresistibile e in grado di oscurare il premio oscar Ben Kingsley (un po’ un pesce fuor d’acqua nei panni dello zio del dittatore, stile Hamid Karzai).
Nonostante però si rida a tratti fino alle lacrime per buona parte del film, Charles riesce a inserire quei 70-80 secondi in cui si passa dal ridere di gusto al sorridere amaro. Perché se da un lato è lecito divertirsi con certi argomenti deve essere altrettanto chiaro che si sta ridendo fondamentalmente della nostra realtà quotidiana.
Daniele Riccardelli