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Recensione di: Il fantasma della libertà

Riassumere in poche righe il genio di Buñuel è pressochè impossibile. Meglio dunque vedere i suoi film per capire quanto ci mancherà il suo estro e il suo cinema. Basti vedere un film come Il fantasma della libertà, penultimo film del maestro, per capirlo. Descriverne la trama è di fatto impossibile, in quanto costruito su di una struttura che ricalca il gioco del domino: il risultato è una panoramica irresistibile sull’assurdo mondo borghese da sempre nel mirino di Buñuel. Le sue influenza surrealiste mettono a nudo questo sordido mondo di parassiti senza nè passato nè futuro, senza una direzione e senza un vero e proprio senso: così proprio nel ribaltamento totale e nella costruzione di una surrealtà dove l’assurdo totale è perfettamente logico appaiono in tutta la loro irresistibile ridicolaggine i vizi, i clichè, i tic di una classe sociale inesistente, che non detiene il potere, ma che non riesce a capirlo, cieca e sorda di fronte alla sua stessa inutilità e insensatezza.
Ecco dunque susseguirsi uno dopo l’altra esilaranti scene di logica follia: i preti che giocano a poker, una conviviale sala da bagno con gabinetti al posto delle sedie, sorelle morte che tornano dal nulla, cecchini che sparano sulla folla, foto di monumenti ritenute volgari e oscene. Ed è nella pieghe di questo domino teoricamente senza fine che appare quel fantasma della libertà che è da semrpe la bandiera della classe borghese descritta e derisa da Buñuel, una bandiera finta, uno strumento inesistente, l’ennesimo appiglio ideologico di una classe alla deriva, ma sempre attenta a rimanere a galla, mantendo quel fascino (sempre discreto, of course) che li deve qualificare agli occhi della gente comune. La nave affonda, ma con classe. Buñuel è a metà della sua parabola surreale definitiva, iniziata con Il Fascino discreto della borghesia e che si compirà (con un botto) con Quell’oscuro oggetto del desiderio dove realtà e surrealtà si compenetrano definitivamente, sdoppiandosi a livello fisico (il sogno, strumento privileggiato del surrealismo e del maestro spagnolo, scompare). Il fantasma della libertà rimane però uno dei giochi più belli e divertenti di Buñuel, un buco della serratura aperto sul mondo borghese, la lanterna magica da cui guarda, divertito, l’occhio irriverente del vecchio Luis. E noi con lui.

Lorenzo Conte

 

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