Recensione di: Jack e Jill
Adam Sandler in duplice modalità ancora non l’avevamo visto. Eddie Murphy, ne Il professore matto (The Nutty Professor, 1996) ha dato il via ad una nuova generazione di comici, pronti a misurarsi con l’interpretazione del doppio, se non multiplo, personaggio. Certo in Italia abbiamo l’esempio di Totò che in Totò diabolicus, uno dei capolavori di Steno datato 1962, interpretava ben sei diversi personaggi; ma questa è un’altra storia! In Jack e Jill Sandler veste i panni di due gemelli, molto diversi fra loro ma pur sempre legati da una sorta di potere atavico che li unisce in maniera del tutto speciale ed indissolubile. Nonostante ciò delle volte questo “vincolo” può risultare scomodo, soprattutto se uno dei due non calibra le sue incursioni/invadenze nella vita dell’altro. A pagarne lo scotto, in questo caso, è proprio Jack, un pubblicitario di successo, che vive con la sua famiglia in una villa di Los Angeles, e che ogni anno “aspetta” con una certa ansia (del tutto giustificata!) l’arrivo della prorompente gemella Jill, che come un uragano riesce sempre a portare con sé lo scompiglio. Ingenua e completamente fuori luogo, Jill è allo stesso tempo terribilmente generosa, aspetto del quale i più maligni ne approfittano senza ritegno, e del quale il fratello non è del tutto consapevole. Ma quando Jack avrà bisogno della sorella per convincere, niente popo’ di meno che, mister Al Pacino a collaborare a una sgradevole pubblicità per il caffè, la sua idea di rapporto fraterno cambierà radicalmente. Se Adam Sandler è completamente avvezzo ad un tipo di comicità sboccata e indiscreta, non si può dire lo stesso di Al Pacino, alle prese con un personaggio che è la caricatura di se stesso. Prendendosi gioco della sua stessa carriera e dei suoi personaggi più celebri come Michael Corleone e Tony Montana, Pacino regala a questo film le scene più esilaranti, relegando il doppio Sandler al ruolo di co-protagonista.
Serena Guidoni