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Recensione di: La peggior settimana della mia vita

Alessandro Genovesi, con La peggior settimana della mia vita, decide di fare il grande salto nel cinema. Già noto ed apprezzato autore teatrale (suo il testo di Happy Family, che Gabriele Salvatores ha trasposto sul grande schermo nel 2010), questo neo-regista ci colpisce per la sapienza e buon gusto con il quale ha affrontato la difficile sfida della commedia. In Italia siamo fin troppo abituati a ricondurre tutto alla dicitura di “classica commedia all’italiana”, ma questa definizione è quanto mai obsoleta e sdoganata da quel filone che ha fatto conoscere il nostro cinema in tutto il mondo e che l’ha reso motivo d’orgoglio per tutti. I tempi sono cambiati e, anche se con le dovute remore, dobbiamo accettare il fatto che anche la comicità usa canali e codici “stilistici” differenti. Siamo sul lago di Como, in un “profondo” Nord popolato da razze e culture profondamente differenti. Qui incontriamo due promessi sposi che, come d’altronde nella più classica delle letterature, si trova a dover affrontare il difficile compito di far conciliare il proprio desiderio di felicità con le profonde differenze che serpeggiano fra le famiglia che dovranno unirsi. Paolo e Margherita (interpretati da Fabio De Luigi e Cristiana Capotondi) sono ad una settimana esatta dal fatidico si, ma come ben si preannuncia nel titolo, non saranno giorni facili per entrambi. Gli ultimi preparativi appaiono sin da subito disastrosi, a cominciare dalla goffagine con la quale Paolo si appresta ad entrare nella famiglia borghese, e nello stesso tempo eccentrica, della futura sposa. In un crescendo di equivoci ed esilaranti gag comiche, veniamo trascinati nel vortice di disastri che Paolo combina a scapito della riuscita del “giorno più bello”. Antonio Catania, Monica Guerritore (magnifica attrice teatrale, insolita in un ruolo comico) ed Alessandro Siani sono fra gli interpreti secondari di un film che, gradevole e divertente nello stesso tempo, porta con sé un neo non trascurabile. E’, infatti, doveroso segnalare come i rimandi a Ti presento i miei con Robert De Niro e Ben Stiller, siano quanto mai riscontrabili, a cominciare proprio dal rapporto conflittuale che intercorre fra genero e suocero. Da un’opera prima forse ci saremmo aspettati un po’ di originalità in più…
 

Serena Guidoni
 

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