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Recensione di: L’era legale

Presentato al Torino Film Festival 2011 nella sezione Festa Mobile – Figure nel paesaggio, L’era legale è un mockumentary, ovvero un falso documentario, che in maniera ironica e grottesca pone l’accento su temi impegnativi quali la camorra, il problema della spazzatura e le droghe, in una Napoli futuristica. Siamo nel 2020 e la città ha debellato le sue piaghe più gravi grazie alla lungimiranza e sagacia del suo primo cittadino: Nicolino Amore. Ma come si è arrivati a cotanta meraviglia? Enrico Caria, scrittore satirico per, tra gli altri, programmi televisivi come Le iene, ci racconta gli esordi e l’ascesa politica di questo fantasioso personaggio, arricchendo la favola di elementi verosimili, come gli interventi di illustri esponenti del mondo dell’informazione come Bill Emmott (Giornalista “The Economist”) e Marcelle Padovani (Giornalista “Nouvel Observateur”), o della scrittura come Giancarlo De Cataldo (Magistrato, Scrittore) e Carlo Lucarelli (Scrittore), ma anche, e soprattutto, di chi il crimine lo combatte sul serio come Pietro Grasso (Procuratore Nazionale Antimafia) e Vincenzo Macrì (Vice Procuratore Nazionale Antimafia). In uno scenario probabilmente utopico, assistiamo alla presa di coscienza del protagonista che, una volta esaurita la sbornia da potere politico, sente la necessità di fare qualcosa di veramente autorevole, affinché il doloroso cancro della camorra che attanaglia la sua città, venga definitivamente debellato. Cosa si può fare per indebolire questo strapotere se non colpirlo al cuore del suo guadagno? E’ in quest’ottica che Nicolino decide di liberalizzare le droghe, con la convinzione che il proibizionismo non serva ad altro che ad incrementare il mercato illegale. Parlarne adesso può sembrare illusorio e sbrigativo, ma quello che fa Caria non è il voler dare una ricetta, ma bensì uno spunto per il dialogo. Il film molto divertente nella prima parte, perde la sua verve sul finale, ma grazie all’interpretazione sobria e controllata di Patrizio Rispo (Un posto al sole), che regala al protagonista una ironica malinconia, tiene l’attenzione e la riflessione dello spettatore sempre alta.

Serena Guidoni
 

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