Recensioni Film

Recensione di: Lo schiaccianoci 3D

Era il 1891 quando Pëtr Il’ič Čajkovskij incominciò a comporre le musiche per uno dei balletti più famosi e replicati della storia della danza. Il racconto Schiaccianoci e il re dei topi di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann del 1816, dal quale è tratto il balletto, è stato trasposto nel cinema e nel teatro innumerevoli volte, e ovviamente non poteva mancare una versione 3D. Il film, diretto da Andrei Konchalovsky racconta la storia della piccola Mary (interpretata da Ellen Fanning, sorella della più nota Dakota), il cui monotono Natale si riempie improvvisamente di emozioni quando lo zio Albert le regala uno schiaccianoci magico. La sera della vigilia lo Schiaccianoci prende vita e porta Mary nel suo mondo fantastico fatto di fate, confetti e tanti giocattoli che si animano. Ma questo regno meraviglioso è minacciato dal tirannico Re dei Topi (John Turturro), che prende in ostaggio lo Schiaccianoci. Mary e i suoi nuovi amici giocattolo dovranno svelare il segreto del malvagio Re dei Topi per salvare così lo Schiaccianoci e il suo regno. Una favola che è divenuta un classico senza tempo, arricchita da una colonna sonora che già di per se non può che restituire al pubblico quell’aura di magia e impalpabile fascinazione. Tutti questi, almeno sulla carta, dovrebbero essere gli ingredienti necessari per un successo assicurato ma, come molto spesso capita, chi ha in mano le carte vincenti non sempre è in grado di esserne all’altezza. Una sceneggiatura che fa acqua da tutte le parti, sconfinando delle volte nell’assurdità di dimenticanze clamorose nei raccordi, personaggi come quelli di Turturro, a metà strada fra Andy Warhol e David Bowie, ma con la messa in ridicolo dei loro tic, sono solo alcuni degli elementi che non consentono al film di decollare. Uscito negli Stati Uniti ed in Inghilterra ormai un anno fa, il film non ha visto un’avventura positiva nelle sale, con un rapporto d’incassi, indubbiamente deludenti rispetto alle premesse e soprattutto agli investimenti produttivi.

Serena Guidoni

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio