Recensione di: Megamind
Megamind è il supercattivo più geniale che il mondo abbia mai conosciuto… ed è anche quello con meno successo. Nel corso degli anni ha cercato di conquistare Metro City in ogni modo immaginabile. Ogni tentativo, è stato un fallimento colossale grazie al supereroe in costume conosciuto come “Metro Man”, fino al giorno in cui Megamind lo uccide per davvero nel bel mezzo di uno dei suoi piani malvagi malriusciti. Improvvisamente, Megamind capisce che non essendoci un supereroe, il super cattivo non ha ragione di esistere… Questa in sintesi la trama e andare oltre significherebbe togliere tutto il gusto della sorpresa. Sta di fatto che ancora una volta Dreamworks sfida Pixar a colpi di tavolette grafiche, 3D di una verosimiglianza fantasmagorica, citazioni filmiche e non solo, inserti musicali accompagnati da balletti, etc etc. Accantoniamo per un attimo le motivazioni che ci spingono a tifare per l’una o l’altra squadra (se ne potrebbe disquisire per ore!), ciò che ci rimane è l’assoluta certezza che il 3D (grafico e stereoscopico per intenderci), è inequivocabilmente nelle mani dei film d’animazione, ed il risultato degli esperimenti “avatari ani” nelle, azzardiamo, “pellicole normali”, è diciamo ancora ad un livello provvisorio. E’ vero, film come “Megamind” si possono gustare anche senza occhialini e non sarebbe minore il godimento, ma siamo, effettivamente, arrivati ad un tale livello di eccellenza nella resa grafica che non ci si può esimere dal farlo. Dopo “Cattivissimo me”, ancora una volta il malvagio è paradossalmente archetipo dell’eroe perché, come dovrà suo malgrado ammettere Megamind, l’uno non esiste senza l’altro…
Serena Guidoni