Recensione di Parnassus – L’uomo che voleva ingannare il Diavolo
Il dottor Parnassus, anziano capo di una compagnia teatrale, ha il potere di dare accesso attraverso uno specchio a mondi oltre l’ immaginazione. Il suo potere deriva però da un patto col Diavolo che coinvolge la giovane figlia di Parnassus, la cui anima sarà riscossa al sedicesimo compleanno. Un misterioso giovane di nome Tony, privo di memoria, si unirà poi alla compagnia….Sappiamo come Heath Ledger, che dopo le riprese di The Dark Knight si stava ormai dedicando anima e corpo a questo nuovo progetto, morì proprio durante le riprese e che la soluzione per terminare la pellicola fu quella di girare le scene mancanti (in pratica tutte quelle all’interno dello specchio) utilizzando in sostituzione del protagonista altri tre attori (Depp, Farrel, Law), prestatisi gratutitamente alle riprese. Bisogna premettere che la morte prematura dell’ attore principale ha imposto molte modifiche alla sceneggiatura e che il risultato finale è ben diverso da ciò che il visionario e scatenato Gilliam (oltretutto abituato a lavori dalla gestazione travagliata) aveva concepito con la presenza del solo Ledger. Per lo spettatore che durante la visione sia consapevole di quella scomparsa (tutti in definitiva, tranne i neonati) assistere al film è in effetti un’esperienza curiosa, in cui risaltano le imperfezioni. Anzitutto la sovrapposizione di due unità temporali (con e senza Ledger) porta il cinema a mostrare se stesso. In genere, ad esempio rimuoviamo dalla mente il fatto che le scene non siano girate in ordine cronologico ma quando vediamo Ledger che A) Entra nello specchio B) Si muove nel mondo oltre lo specchio con il volto di Johnny Depp C) Esce dallo specchio tornato ai propri connotati, il nostro primo pensiero è “allora si fece in tempo a girare A e C, la scena B è girata molto dopo”. Anche gli effetti in CGI difettano a tratti di espressività e la necessità di arrangiarsi nel completare l’ opera si nota in più di una sequenza, con palesi momenti di noia che fanno rimpiangere ciò che poteva essere e non è stato. La pellicola però non va presa appunto per quello che sarebbe dovuta essere, non è più il “nuovo film con Ledger”, bensì “per Ledger”, portato a termine contro il destino e contro la morte attraverso il potere del cinema e dell’ immaginazione. E la prestazione dell’ attore australiano, carismatico e indimenticabile in ogni scena, risalta di fatto anche su quella dei colleghi. Anche agli occhi di chi lo creda ancora vivo.