Recensione di: Perfect creature
In una Nuova Zelanda alternativa in cui epoca vittoriana e modernità convivono, i vampiri (nati geneticamente 300 anni prima) proteggono la razza umana in cambio di donazioni di sangue. Quando il vampiro Edgar si ribella uccidendo gli umani per nutrirsene e un’ epidemia decima la popolazione, il di lui fratello Silus dovrà inervenire. La parola d’ ordine è non aspettarsi anche solo lontanamente un film di vampiri nel significato più classico del termine. Se già produzioni precedenti ci hanno abituato a membri della stirpe di Dracula che non temono la luce del Sole o le croci, questa curiosa pellicola neozelandese va oltre presentandoci delle creature che a malapena rientrano nella categoria e che di fatto non vengono definite “vampiri” neanche una volta nel corso della vicenda. I “fratelli” non sono non-morti ma forme di vita più evolute rispetto agli uomini, che si nutrono del sangue degli esseri umani ma hanno giurato di frenare la propria indole e di proteggerli dal male, ottenendo in cambio una venerazione quasi religiosa oltre al proprio nutrimento. A risaltare, oltre alle suggestive atmosfere, è una regia che non solo ricorre in maniera quasi forsennata alle soggettive del “vampiro” (cosa che uno specialista come Terence Fisher spesso evitava) ma ci offre la visualizzazione completa di ciò che i suoi sensi ipersviluppati gli consentono di percepire. Sebbene questi espedienti siano forse fin troppo insistiti, il risultato è abbastanza incisivo ed evita compiacimenti inutili. Compiacimenti che sono esclusi anche dalla rappresentazione della violenza, spesso sanguinaria (Edgar rimanda al vampirismo nella sua accezione più antica e bestiale, contrastando con l’ impassibile contegno del fratello Silus) ma lontana da eccessi volgari, anche nella latente componente erotica. Da lodare inoltre come, al di fuori dell’ azione,l’approfondimento psicologico dei personaggi passi attraverso dialoghi che mantengono desta l’ attenzione senza risultare mai banali o tediosi. Buono il livello degli interpreti, incluso Leo Gregory sul personaggio di Edgar (ma chissà se Jonathan Rhys-Meyers fosse riuscito a interpretarlo…). Purtroppo il film paga la sua originalità e le sue ambizioni con alcune lentezze obiettivamente pesanti, che rendono il prodotto non adatto a molti spettatori e forse motivano la sua scarsissima popolarità rispetto ad altre pellicole del filone vampiresco.