Recensione di: “Primavera, estate, autunno, inverno…e ancora primavera”
Le stagioni della vita raccontate attraverso cinque episodi dell’esistenza di un uomo. Il senso più profondo della vita e della morte decifrato ricorrendo alla sola forza delle immagini, come non accadeva dai tempi de Il posto delle fragole di Bergman. La vicenda narrata – l’educazione di un giovane da parte di un monaco eremita – si svolge tutta su un’isola-tempio situata al centro di un piccolo lago immerso nella natura, e gli attori in scena sono praticamente solo due: azione e recitazione ridotte dunque ai minimi termini. Eppure, ci si emoziona e ci si appassiona (alla trama, ai personaggi) come raramente capita. La splendore e la carica simbolica di ogni singola inquadratura, concepita come un dipinto (Kim Ki-Duk è anche pittore e si vede), fanno di questo film una delle esperienze visive più raffinate e toccanti della storia del cinema. Da vedere ogniqualvolta ci si dimentica che la vera bellezza risiede nelle cose più semplici.
Mirko Medini