Recensione di: Profumo di donna
Dino Risi racconta in questa pellicola il dramma interiore di un ex ufficiale dell’esercito costretto ad una vita da non vedente in seguito ad un incidente. Il film, con una trama volutamente semplice, può essere letto come una serie di eventi concatenati tra loro con un unico imprescindibile fattore comume: Vittorio Gassman. Il Mattatore si rende protagonista di un’interpretazione superba, impeccabile sotto tutti i punti di vista. Ora vecchio brontolone, ora sagace ‘osservatore’, ora crudo vizioso, ora sensibile uomo maturo, Gassman modella il capitano Fausto Consolo come un uomo dalla complessa personalità, esaltandosi nella mimica facciale e nella gestualità del corpo, sviscerando ogni sfaccettatura del suo essere. Un personaggio sempre in bilico tra follia e razionalità, spettatore impotente dell’avvicendarsi delle stagioni, del vecchio che cede il passo al nuovo. Arricchiscono inoltre il film le battute romanesche del giovane Alessandro Momo (scomparso prematuramente prima dell’uscita del film) e l’ingenua sensualità della bellissima Agostina Belli, entrambi gregari al servizio del protagonista indiscusso. Non c’è da stupirsi se nel remake hollywoodiano Al Pacino chiese e ottenne diversi incontri con l’attore italiano per avere consigli sulla parte da interpretare. Semplici ma al tempo stesso struggenti le musiche di Armando Trovajoli.