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Recensione di: Super 8

Super 8 è una di quelle pellicole che sfugge alla definizione categoria, il classico film che alla domanda ‘Che genere è?’ fa rispondere ‘è……bello’. Il binomio J. J. Abrams – Steven Spielberg è riuscito nella produzione di una pellicola che danza in equilibrio tra fantascienza, thriller, sentimentalismo e commedia, risultando un mix che coinvolge lo spettatore, scena dopo scena, spingendolo alla ricerca della verità. Presentato come un ritorno da parte di Spielberg alle origini, ‘E.T. l’extra terrestre’ docet, effettivamente la trama racconta le vicende di un gruppo di giovanissimi ragazzi con la passione per il cinema (facile intravedere una sfumatura autobiografica anche per il regista) che si ritrovano coinvolti in un evento catastrofico. Amicizia, rapporto conflittuale con la famiglia e le prime infatuazioni. Queste le emozioni della preadolescenza che sono raccontate nell’ottica dei ragazzi, dipingendo il mondo reale ‘dei grandi’ come un film nel film. In alcuni momenti ci si aspetta quasi di sentire come sottofondo ‘Stand by me’ di Ben E. King, tanto forte è il richiamo al tema dell’amicizia adolescenziale caro all’omonimo film di Rob Reiner. Ma Super 8 non è solo questo. E’ anche un trionfo di effetti speciali di alto livello, esplosioni e missili (e non solo..) così come li immaginerebbero gli stessi bambini protagonisti, ma con a disposizione la tecnologia più avanzata di Hollywood. Anche la componente thriller (in pieno stile Lost firmato Abrams, con momenti di pathos che vengono prontamente  ‘spezzati’ al culmine con un cambio scena) sembra comunque quella ideata da un piccolo cineasta, dove è il bene a vincere e dove i cattivi perdono, quindi un po’ prevedibile ma piacevole e mai stucchevole. Durante i 112 minuti del film c’è anche il tempo di commuoversi con il piccolo protagonista alle prese con la difficoltà nell’accettare la scomparsa della madre. Nel cast si mettono in luce i giovanissimi Joel Courtney, Elle Fanning e Riley Griffiths mentre gli attori ‘adulti’ fanno da sfondo allo svolgersi degli eventi, con un’interpretazione scolastica (volontaria..si spera), quasi ad accentuare il divario tra ragazzi e adulti. Si esce dalla sala con ancora in testa il motivetto del tema della colonna sonora, niente di trascendentale ma di sicuro impatto.

Daniele Riccardelli

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