Recensione di Tango Libre
Dopo due anni dalla vittoria nella sezione Orizzonti alla Mostra del Cinema di Venezia, Tango Libre arriva sugli schermi nostrani, promettendo di far divertire ed emozionare come aveva fatto allora. Amore, passione, rabbia e malinconia, questo ciò che esprime la pellicola e il tango stesso, qui ballo che si fa metafora di vita.
Jean-Christophe ‘’JC’’ (François Damiens) è una guardia carceraria che vive la sua vita fra il lavoro in prigione e la sua abitazione, in cui ha come unica compagnia un pesce rosso. Si iscrive ad un corso di tango e lì fa la conoscenza di una giovane donna, Alice (Anne Paulicevich), che attrae subito la sua attenzione. La ritroverà nel parlatorio del penitenziario in cui lui lavora, a colloquio con due detenuti. Uno, Fernand (Sergi Lòpez), marito di lei e l’altro, Dominic (Jan Hammenecker), l’amante.
Triangoli amorosi ed ovviamente tango. Questi gli elementi al centro del nuovo film del belga Frédéric Fonteyne, non nuovo ad argomenti di questo genere come il portare in scena la complessità dei rapporti umani e le varie sfaccettature insite in essi.
Qui la novità sta però nel raccontare lo sfondo, il passato ed il perché i personaggi si ritrovino ad essere così nel presente. Alice è madre di Antonio un adolescente ribelle, desiderata da tutti gli uomini; le quattro mura della prigione, come quelle della propria casa, sono tutto ciò che ha ed il tango, rappresenta una sorta di svago e liberazione.
Della stessa opinione è anche JC, il quale volendosi distrarre dalla quotidianità del lavorare in una prigione e del vivere da solo, si iscrive al medesimo corso di ballo a cui partecipa Alice e lì se ne innamora.
Ecco quindi che nel film, il tango assume un valore particolare. Questo ballo passionale viene infatti visto come una forma di libertà, di svago e di comunicazione, per riuscire così a cambiare qualche piccolo aspetto della vita di ognuno dei personaggi.
Proprie le lezioni di tango in carcere, allegre, vivaci e i personaggi di Fernand, burbero, ma con un cuore d’oro, così come l’impacciato e goffo JC, sono la chiave del successo del film, di per sé interamente dedicato all’amore, degli uomini per Alice e viceversa.
Sorrisi, scene drammatiche che si alternano a siparietti comici, fluidità nel narrare le vicende e nel seguire da vicino i personaggi, esattamente come quella espressa dal tango, l’opera di Fonteyne amalgama bene i vari ingredienti che la compongono e si farà amare per la sua semplicità.
Alice Bianco