Recensione di: Transformers 3
Tornano sul grande schermo gli Autoboot capeggiati da Optimus Prime, ancora una volta pronti a combattere per salvare l’umanità. Un ritorno in grande stile anche per il regista Michael Bay che, dopo un deludente secondo capitolo, recupera gli esordi cinematografici della saga dei Transformers, presentandoli tuttavia in una veste del tutto inedita. Questo terzo episodio è infatti caratterizzato da un’atmosfera più cupa ed un appeal da disaster movie, ma è soprattutto l’utilizzo dell’innovativa tecnica 3D a rivoluzionare ed arricchire di spettacolarità le scene d’azione. Sfruttando la stessa troupe di Avatar e introducendo nuove apparecchiature sperimentali (tra cui una piccola camera 3D montata sugli elmetti della squadra di paracadutisti che nel film si gettano nel vuoto) Bay è riuscito a sfruttare al massimo le potenzialità della profondità stereoscopica senza tuttavia rinunciare al consueto approccio registico concitato e ipercinetico. Il 3D in Trasformers fa sì che gran parte degli scontri e delle battaglie aeree si svolgano in una innovativa dimensione verticale, sfruttando anche delle architetture e degli scenari che si sviluppano in altezza (vedi la spettacolare sequenza ambientata nel grattacielo che sta per crollare), e che i nuovi robot sembrino concepiti e costruiti per attraversare lo schermo. Shia LaBeouf veste ancora una volta i panni di un Sam Witwicky ormai cresciuto e che, smessi i panni dell’eroe a malincuore, deve affrontare i problemi della vita di tutti i giorni, come ad esempio trovare un lavoro che lo gratifichi. Al suo fianco, dopo l’abbandono di Megan Fox, una nuova conquista: la bionda e sexy Rosie Huntington-Whiteley che lavora per Patrick Dempsey, qui in un inedito ruolo da “cattivo”. I personaggi in carne ed ossa, nonostante la presenza di attori del calibro di John Turturro ( di nuovo nei panni del macchiettistico ex agente Seymour Simmons) e John Malkovich (new entry che interpreta l’eccentrico capo di Sam), sono però solo delle comparse se paragonate ai loro colleghi robot. A dominare la scene sono infatti le macchine e la tecnologia, mentre le vicende umane fanno solo da sfondo alla colossale battaglia fra Autoboot e Decepticon. Tutto ciò che esula dalla componente meramente action è ovviamente più un orpello che altro, il regista punta tutto su esplosioni, battaglie ed inseguimenti che questa volta gettano letteralmente a precipizio nell’azione.
Sara D’Agostino