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Recensione di: Uomini senza legge

Una nazione alla disperata ricerca di indipendenza: l’Algeria; tre fratelli le cui vite rimangono inevitabilmente e drammaticamente segnate dalla situazione storico-politica della loro terra; una lotta dura ed ostinata per la libertà. Questi i temi principali di Hors La Loi (Uomini senza legge), film di Rachid Bouchareb presentato in concorso alla 63ª edizione del Festival di Cannes e candidato come miglior film straniero agli Oscar 2011.  Dopo aver perso la loro casa in Algeria, tre fratelli si dividono e vanno a vivere in paesi diversi del mondo. Messaoud si unisce all’Esercito francese, impegnato a combattere in Indocina; Abdelkader diventa un leader del movimento di indipendenza algerino; Saïd si trasferisce a Parigi per cercare fortuna nei club di Pigalle e nei locali dove si combatte la boxe. Gradualmente, i loro destini tornano ad incrociarsi nella capitale francese, dove la libertà è una battaglia da combattere e vincere. La storia ruota attorno alle vite di questi tre fratelli e al loro diverso modo di affrontare  gli eventi. Sono in disaccordo sul modo di combattere l’ingiustizia ed ottenere la libertà. Non tutti diventano dei combattenti della resistenza ed è questo che enfatizza il film, sottolineando la libertà di scelta di ognuno di loro. Bouchared, con un impianto filmico piuttosto classico ed impeccabile, fa leva sul microcosmo del nucleo familiare, spesso frammentario ma al contempo indistruttibile, per mostrare l’universalità della rivoluzione. Una rivoluzione portatrice di tanti ideali, ma che finisce per fagocitare il singolo, quasi alla stregua della repressione. I due fratelli che si dedicano totalmente alla ribellione sacrificando affetti e relazioni interpersonali, accettano tutte le conseguenze, seppur estreme, cui questa può portare, ma fondamentalmente l’uomo è debole e per questo anche il più risoluto e convinto dei tre fratelli Abdelkander mostrerà a più riprese momenti di cedimento. Gli “uomini senza legge” di Bouchared, devono necessariamente agire al di fuori dei vincoli della legalità, le cui forze di rappresentanza sono descritte come istituzioni violente, spregevoli, ciniche e repressive, ma sono soprattutto uomini, con le fragilità e le paure tipiche di ciascun essere umano.

Sara D’Agostino

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