Recensione di Vox Lux – Venezia 75
Recensire un film come Vox Lux di Brady Corner è una di quelle cose che richiede tempo. Richiede tempo di riflessione per non rischiare una stroncatura alquanto affrettata soprattutto per chi ha ancora davanti agli occhi le immagini di quel gioiello che è stato, qualche Venezia fa, The Childhood of a Leader. Vox Lux mette in crisi chi si trova a fare questo lavoro, così come l’uomo del 21esimo secolo si trova in crisi davanti ad un periodo fatto di superficialità e di musica non impegnativa. Mette in crisi perché, nel raccontare l’ascesa di una pop star dalla giovinezza alla maturità, esce un film a metà dove la prima parte è praticamente ottima, la seconda sbanda e perde il filo.
Quindi come giudicarlo? Come riflettere su una pellicola che forse volutamente compie questo sbandamento per raccontare, attraverso immagini semi vuote, la pochezza del secolo? Difficile. Difficile soprattutto se si pensa ad un pubblico fruitore al di fuori del circuito festivaliero che probabilmente verrà ammaliato dal fascino di Natalie Portman e non si curerà del fatto che tutta la seconda parte, proprio quella in cui appare la sempre bravissima attrice, non ha nessun punto di arrivo.
Mentre nella prima parte, quella dell’adolescenza e dell’ascesa, troviamo una sorta di spessore, una ricerca nello scavare nei personaggi e nella storia da piccolo capolavoro, la seconda è la sua esatta antitesi. E se nell’immediato viene da arrabbiarsi e partire subito con una stroncatura pesante, riflettendoci ti trovi a porti delle domande sulla scelta volontaria di una seconda parte tutta lustrini pop, ma completamente senza sostanza. Se così fosse, allora Corbet si dimostra un regista sì presuntuoso, ma anche lucido, più lucido di noi nel raccontare attraverso questo espediente narrativo il secolo che stiamo vivendo, in un’ allegoria di luci da palcoscenico e ombra dell’ anima.
Vox Lux è quindi un film che lascia al pubblico il compito di giudicare e farsi apprezzare o meno, in una storia che all’ apparenza sembra semplice, ma che forse sotto nasconde un gioiello grezzo che solo il tempo e la memoria potrà svelare.
Sara Prian