Rio 2 – Missione Amazzonia – Recensione
Blu e Jewel formano ormai una felice coppietta di pappagalli, con tanto di chiassosa ed adorabile prole al seguito. La (relativamente) tranquilla routine familiare si interrompe quando apprendono alla tv della probabile esistenza di altri esemplari dal piumaggio blu, nel profondo della foresta amazzonica. Avventure, rivelazioni e sorprese, sotto la minaccia del torvo pappagallo Miguel assetato di vendetta. Anche un uomo malvagio incombe sul futuro della foresta e mette in pericolo gli amici umani di Blu, Linda e Tulio. Pur avendo mostrato a dovere le proprie capacità dirigendo la saga cult dell’Era Glaciale, il brasiliano Carlos Saldanha aveva riversato nel suo “Rio” un trasporto ed un sentimento davvero unici. Giocava in casa a suon di risate e poesia, in un carnevale pittorico dove la comicità si alternava ai sospiri deliziati. Rio 2 cambia location e, narrativamente parlando, musica. La velocizza, ad essere precisi. Sembra strano doversi ripetere, ma la sterzata nello stile si rifà chiaramente a contemporanei sequel animati come “Cattivissimo Me 2” o “Monster University”, sullo stesso comprensibile (per quanto discutibile) principio commerciale. I personaggi li abbiamo conosciuti, sono rodati e funzionano alla grande, quindi facciamoli scorazzare in piena libertà servendoci di una trama che è si abilmente costruita sulla carta, ma in pratica serve a mero pretesto. Allora bando al delicato romanticismo del numero 1 (ah, il tram al crepuscolo!) e vai con una raffica fulminante di gag, trovate comiche, animali buffi e stravaganti, con menzione d’onore alla verve dei nuovi arrivati nel cast principale (oltre ai 3 baby-pennuti, attenzione alla lucertola velenosa e… in amore). E poi canzoni e numeri danzanti si moltiplicano, accentuando ulteriormente la dimensione musical del prodotto rispetto al capitolo precedente. Latita la magia, permane il divertimento, a patto di essere disposti a farsi ipnotizzare da tale sovrabbondanza e rinunciare ad una solida struttura di fondo. Diversi messaggi da comunicare (la famiglia, l’ambiente, la diversità), tre unità narrative da gestire (Miguel, gli umani e Blu) , due cattivi, e tutti questi percorsi confluiscono nel finale con inevitabile fretta e dispersività. Laddove “Rio” conquistava lo spettatore con tocco sincero e festoso, il seguito è un frullato di suoni e colori più prosaicamente furbacchione. Ai bambini poco importerà, agli adulti cinefili si consiglia di osservare il livello di animazioni superiori a qualunque elogio. Guardate l’acqua, o quella prova del nove che è l’espressività degli esseri umani. Peccato il 3D, stavolta superfluo. Voto edizione italiana: 10, doppiaggio e canto.