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Rio 2096 – Recensione

Evocativo, metaforico, poetico, pretenzioso in giusta misura, ma anche provocatorio, doloroso nello smuovere l’animo dello spettatore, con un tratto e una stesura narrativa che lo avvicina a Dante’s Inferno. Questo è Rio 2096 – Una storia d’amore e furia, diretto da Luiz Bolognesi che ci porta in un mondo oppresso, rabbioso, ma dove l’amore è il filo conduttore che può salvare l’anima.

Abeguar è un indio scelto dagli dei per salvare, durante i secoli, il mondo dal male. Ad ogni sua morte apparente egli si trasforma in un uccello che vola per anni fino a che non ritrova, sotto altre spoglie, la sua amata di sempre, Janaìna che, come una moderna Beatrice, conduce il suo Dante oltre i secoli per combattere l’oppressione dei popoli del proprio paese.

Rio 2096 è un film che, come il suo protagonista, muta e cambia forma, trasformandosi quasi in un thriller politico fino ad uno sci-fi, ma rimanendo sempre fedele al suo stato di denuncia storica su quanto è accaduto in quelle zone dai tempi della prima civilizzazione, superando il presente, arrivando fino al futuro.

Ma proprio come dice il sottotitolo, questa è una storia d’amore tanto quanto di furia e di rabbia, dove ogni giorno si combatte per qualcosa e in cui il regista Bolognesi, tenta un’operazione originale di ricostruzione e critica storica utilizzando però l’immaginazione e non solo i documenti reali.

Il suo approccio alla storia, fulcro fondamentale per capire l’opera, è qualcosa di coraggioso e che si snoda attraverso quattro epoche dal 1500 fino al 2096. Dei momenti storici che partono da quando “Brazil era solo un albero” noi, popolo europeo, conosciamo poco e  Bolognesi riesce a renderli in qualche modo universali, rappresentandoli con fantasia senza mai calcare troppo la mano sulla denuncia nuda e cruda, lasciando che il messaggio arrivi al subconscio di uno spettatore coinvolto emotivamente dalla forza delle immagini e dell’animazione che non può frenare l’immaginazione dell’estroso cineasta.

Ed è così che Bolognesi, sul fil rouge della storia d’amore e della predestinazione, ci racconta a modo suo il proprio Paese, giocando con la fantasia e la storia, chiamando lo spettatore a lasciarsi trasportare sulle ali del vento e del passato, perché, senza di esso, non si può comprendere il presente.

Sara Prian

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