Sal – Recensione
La pellicola di James Franco presentata alla Mostra Internazionale del Film di Venezia, racconta l’ultimo giorno di vita dell’attore americano Sal Mineo.
Il film racconta la parabola di successo fra gli In e gli Out, che l’uomo e l’artista (interpretato da Val Lauren), aveva dovuto affrontare, dal boom con “Gioventù bruciata” e “Il Gigante” ad anni di completo isolamento ed emarginazione per aver confessato le sue inclinazioni sessuali. Ma la storia si apre e si chiude esattamente narrando le vicende dell’ultimo giorno di vita dell’attore, avvenuto il 12 febbraio 1976, dagli incontri amichevoli e di lavoro, alle prove dello spettacolo che stava dirigendo, fino all’ucciosione davanti a casa da parte di uno sconosciuto.
James Franco, il poliedrico artista americano, non ha ancora bene capito cosa vuole fare da grande, così si destreggia testando più vie per il successo: la carriera di attore, di scrittore, insegnante, pittore e anche regista, gli fruttano molte soddisfazioni. Ma, ad essere sinceri, “Sal” non è una di queste. Le intenzioni ci sono tutte, quelle di restituire al cinema l’aspetto underground anni’60/70, con lunghe inquadrature accompagnate da intense conversazioni e l’uso della macchina a spalle vibrante accompagnate da una colonna sonora scandita da ritmi ben definiti e ricorrenti. La voglia è quella di reinserire nel mondo della settima arte un’identità, un ritratto sincero ed umile, facendolo attraverso la biografia di un attore amato e dimenticato velocemente. Il lungometraggio però, se è vero che si salva nel primo tempo, perde di carica e di attrattiva nella seconda parte, in cui il regista, fra le altre cose, si è consumato, inutilmente, in scene decisamente troppo lunghe, (come per esempio le prove a teatro), per poi chiudere in fretta la narrazione, attraverso l’uccisione e i servizi di repertorio.
Un prodotto che, a detta dello stesso James, è stato girato con soli nove giorni e montato in tempi da record, il che è un vero peccato, magari dedicandogli più tempo ne sarebbe venuto fuori un ottimo film, ma ad un fanciullo “impegnato” come lui si perdona tutto..almeno ha la voglia di provare e l’entusiasmo nel migliorare, in un mondo, quello cinematografico, dove la gavetta, lo studio e l’umiltà iniziano, purtroppo, a scarseggiare.
Sonia Serafini