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Sarebbe stato facile – Recensione

Tante buone intenzioni per “Sarebbe stato facile”, esordio alla regia dell’attore Graziano Salvadori, ma poca sostanza per quella che potrebbe sembrare la classica commedia degli equivoci, ma che si trasforma ben presto in altro barcamenandosi in una sceneggiatura scricchiolante che fatica a reggere l’intera durata del film.

Quattro amici, due coppie omosessuali,  che cercano di farcela nella loro vita,  aiutandosi a vicenda per cercare di nascondere la propria “diversità” alle critiche della gente e dai giudizi delle loro famiglie.

L’opera prima di Salvadori non è un film riuscito, perché finisce solamente per creare un susseguirsi infinito di sketch, all’interno di una sceneggiatura debole dove i personaggi sembrano caricature di se stessi: poco credibili e lontani dalla realtà. Perché per quanto il paesino di Fucecchio possa essere un microcosmo, i riferimenti dovrebbero essere universali, dovrebbero poter colpire un pubblico che si ritrova solamente a sforzarsi di sorridere.

Oltre alla trama raccontata in poche righe non c’è altro, non c’è niente di nuovo, niente che possa invogliare a proseguire una storia che si trascina con fatica per 99 (lunghissimi) minuti. “Sarebbe stato facile” sembra un film uscito dai siparietti di Benny Hill dove il massimo della gag sono persone che si scontrano con i muri. Impossible, poi, provare un qualcosa che non sia fastidio per i personaggi, immersi in inutili stereotipi, forzati nel cercar di far per forza ridere in gag che sanno inesorabilmente di vecchio e già visto.

Se però sorvoliamo il fatto che la regia è da principiante, il montaggio è zeppo di errori, la recitazione è a tratti imbarazzante e le emozioni non esistono, possiamo salvare completamente le intenzioni di Salvadori. “Sarebbe stato facile”, infatti, si propone come film di denuncia verso la mancanza di riconoscimenti alle coppie omosessuali. Il problema è che anche questi intenti passano, purtroppo, in secondo piano a causa della struttura filmica un po’ troppo superficiale e anche assurda.

Una farsa poco convincente che si concentra troppo sulle gag, ma senza divertire o far riflettere uno spettatore annoiato.

Sara Prian

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