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Saving Mr. Banks – Recensione

Dal 1941 in avanti Walt Disney tentò a più riprese di convincere Pamela Travers, autrice dei romanzi di Mary Poppins, a cedere i diritti per una trasposizione cinematografica della sua celebre opera. Nel 1961 riuscì finalmente a convocarla dall’Inghilterra negli USA per discuterne (i problemi economici di lei erano una spinta decisiva). Fu un conflitto di idee e di posizioni apparentemente irrisolvibile, tra personalità forti ed ostinate. Nonostante ciò, un piccolo capolavoro venne alla luce allietando generazioni di bimbi. Convivono due piani narrativi, di importanza equivalente. Il primo è appunto il presente dei primi anni ’60, ed ha come registro una vispa ed intelligente ironia fondata sui contrasti (Pamela deliziosa e ossessiva rompiscatole, contrapposta al tenace sognatore Walt). Il secondo si colloca agli inizi del ‘900 e riguarda l’infanzia della Travers, il difficile rapporto con un padre amorevole che le insegnò a sognare e che tuttavia non potè sfuggire alla propria condizione di alcolista senza futuro. In questo caso il racconto, fondamentale per comprendere il subconscio dietro al lavoro dell’autrice, privilegia la concretezza del dramma e della commozione, consentendo però alla realtà di assumere con lievi pennellate le tinte del sogno. Passato e presente, dettagli biografici e processo creativo, gradualmente si compenetrano e si sovrappongono. E si compensano, perché ciascuno arricchisce il significato dell’altro. La regia di John Lee Hancock mette insieme i pezzi ricavandone un film dal cuore adulto e sensibile, di magistrale armonia compositiva, dove l’affetto verso i personaggi si riflette nella meticolosità con cui se ne approfondiscono i caratteri e le passioni. Toccante e talvolta autenticamente magico, recitato in maniera impeccabile a cominciare da una superba Emma Thompson, sospesa tra paranoia nervosa e malinconia. Degli altri interpreti possiamo citare il misurato Disney di Tom Hanks (tiene testa alla collega andando di sottrazione) e Colin Farrell, che nel vestire il panni del babbo conferma quanto siano nelle sue corde i personaggi problematici ed in penombra. Il conflitto tra fantasia e vita, alla fine, parrebbe dall’esito perennemente incerto, ma farne parte rimane un’avventura da vivere con pienezza. Lascia il piacere di aver capito ed appreso molto, guardando i libri ed il film da una nuova prospettiva.

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