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Shadowhunters – Città di Ossa – Recensione

Non è mai facile portare sullo schermo una saga che ha appassionato milioni di ragazzi e non come quella di Cassandra Clare. Harald Zwart, con l’aiuto alla sceneggiatura della sensibilità femminile di I. Marlene King (creatrice della serie Tv di successo Pretty Little Liars) e Jessica Postigo, porta sullo schermo una difficile trasposizione che, nonostante la disorganizzazione d’insieme narrativo e i moltissimi difetti, convince sufficientemente e appassiona nel suo complesso.

Clary (Lily Collins) è un’adolescente come altre che scopre di appartenere ad una famiglia di cacciatori di demoni, gli Shadowhunters. Dopo che sua madre (Lena Headey) viene rapita da Valentine (Jonathan Rhys Meyers) che vuole impossessarsi di una potente coppa in mano alla famiglia di Clary, la ragazza troverà aiuto in altri cacciatori, Jace (Jamie Campbell Bower), Alec (Kevin Zegers), Isabelle (Jemima West) e nell’amico di sempre Simon (Robert Sheehan) per ritrovare la madre e proteggere la Coppa mortale.

“Shadowhunters – Città di ossa” è una pellicola tutt’altro che perfetta, con un montaggio che a tratti non risulta fluido e dei passaggi poco chiari di trama, soprattutto per chi non ha letto il libro. I personaggi, ad esempio, non vengono caratterizzati come dovrebbero e alcuni momenti cruciali della trama si scoprono all’improvviso senza la preparazione di climax crescente.

Il film riesce in ogni caso ad appassionare e divertire con battute taglienti e humor sottile. Nel complesso, infatti, la storia coinvolge senza cercare di far passare messaggi particolari, di solito sempre presenti in questi teen movie costruiti, il più delle volte, per il franchise.

Convincente anche il cast che trova nella chimica tra Lily Collins e Jamie Campbell Bower il suo punto di forza maggiore. Il carisma della Collins riesce a far convergere sapientemente l’attenzione tutta sul personaggio di Clary “distraendo” lo spettatore sui difetti della narrazione che passano, nel e solo complessivo, in secondo piano.

Se si da uno sguardo più da vicino, però,  impossibile non rimanere con quell’amaro in bocca per come molti passaggi manchino di connessione tra loro, per come gli eventi siano stati rimescolati un po’ a casaccio e per come, purtroppo, si siano perse quelle sfumature che nei libri hanno reso indimenticabili i personaggi.

Se di problemi, infatti, dobbiamo parlare per questo film sono soprattutto a livello di sceneggiatura che se ad un primo impatto sembra complessivamente buona, se si va a vedere, come detto, nel dettaglio si comprende come il tutto sia diventato disorganizzato (tanto da anticipare momenti clou che dovrebbero essere svelati solo alla fine), piatto e privo di spessore soprattutto nei rapporti tra i protagonisti.

“Shadowhunters – Città di ossa” è un film sufficientemente gradevole nel suo insieme, accattivante grazie alle interpretazioni del cast e all’azione, nel quale però regna il caos narrativo dove si perdono tutti quei colori che il soggetto (e il libro) portavano con sé, appiattendosi nel grigiore di una New York demoniaca, che nasconde la vera magia che si poteva creare.

Sara Prian

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