Shaun – Vita da pecora: Il film – Recensione
Quando apparve per la prima volta in Wallace e Gromit, la pecora Shaun si era già fatta adorare, tanto da crearsi un nutrito gruppo di ammiratori che hanno spinto i creatori a renderla protagonista di una serie tv,di pochi minuti, senza dialoghi, con una storia molto semplice, andata in onda anche nelle nostre reti. Ma ora Mark Burton e Richard Starzack hanno deciso di rischiare, trasformando un format che vive in televisione per 7 minuti, in un lungometraggio di circa 85. Ed è su questi presupposti che nasce Shaun, Vita da Pecora il film, vincendo ogni tipo di sfida e dimostrando che si può fare un ottimo film d’animazione anche quando si è davanti all’impossibile.
Ovvio trascinatore dell’intero film è Shaun che, stanco della routine della fattoria, decide di prendersi un giorno di riposo architettando un modo per far addormentare il Fattore e chiudendolo poi dentro una roulotte. La Fattoria è ora nelle mani di Shaun che si accorgerà ben presto come il tutto sia assolutamente ingestibile.
Il punto di forza della pellicola di Shaun, Vita da Pecora si ritrova nel colpo di genio di spostare le avventure dalla fattoria (dove si sono svolte quelle della serie tv) alla Grande Città. In questo modo Burton e Starzack riescono ad ampliare il loro raggio d’azione, permettendo alla pecora e agli altri protagonisti d’interagire in un ambiente nuovo, a tratti ostile, ma che permette di mettere in moto diversi meccanismi utili al target cinematografico.
E così ci ritroviamo davanti più personaggi, più situazioni da cui tirare fuori scenette comiche che, nella loro semplicità, strappano più di un sorriso e il tutto senza utilizzare nemmeno un dialogo. Una cosa assolutamente impossibile se paragonate alla verbosità dei film di Hollywood di quest’epoca (escludendo, ovviamente, The Artist). Shaun, Vita da Pecora ci riporta indietro in un cinema delle splastick (prendete il riferimento sempre con le pinze), dove basta poco per far ridere e per creare una storia che riesce a stare in piedi in maniera sorprendentemente intelligente.
Burton e Starzack sono riusciti a sorprenderci un’altra volta, dimostrando e insegnandoci come, alla fine, ogni film, dal blockbuster più fracassone al film indie, sia tutta una questione di struttura narrativa. E da Shaun, c’è molto da imparare.
Sara Prian