Soap Opera – Recensione
Il sipario sulla nona edizione del Festival del Film di Roma si apre con la leggerezza di Soap Opera di Alessandro Genovesi (in immediata uscita nelle sale il 23 ottobre).
Lo dice già il titolo, siamo in una specie di “bolla di sapone”, sospesa nel tempo e nello spazio. La commedia gira attorno al bizzarro teatrino di una palazzina di una non precisata località italiana, in un’epoca non chiara. Mentre la neve cade copiosa, si intrecciano le storie di un gruppo di inquilini piuttosto strampalato, personaggi unici e un po’ surreali.
Gianni e Mario (Ale e Franz) sono due fratelli che vivono insieme, Mario è su una sedia a rotelle e i due dividono la casa da quando Gianni lo ha investito per errore anni prima. Francesco (Fabio De Luigi) è single e ha una vita sessuale vivace pur essendo ancora innamorato di Anna (Cristiana Capotondi), la sua ex che però aveva tradito. A pochi mesi dalla separazione, Anna è già incinta di un altro uomo. Paolo (Ricky Memphis) aspetta un figlio da Elena ma all’improvviso emergono in lui forti dubbi sui suoi orientamenti sessuali. Alice (Chiara Francini) è la bella vicina di casa che fa l’attrice in una soap opera televisiva di successo. Ha una propensione per le avventure amorose e non riesce a resistere agli uomini in divisa.
Dopo l’ennesimo incontro con l’amante di una sera, Francesco accoglie in casa l’amico Paolo in crisi d’identità. Ma tutto viene interrotto da uno sparo nella notte. Pietro, dirimpettaio di Francesco, si è suicidato. Il giorno successivo alla porta di Francesco si presenta Francesca (Elisa Sednaoui), bellissima ex fidanzata del suicida, che troverà in Francesco un supporto emotivo, provocando la gelosia di Anna.
Con l’arrivo del maresciallo dei carabinieri Gaetano Cavallo (Diego Abatantuono), e dopo un interrogatorio esilarante, si scateneranno una serie di eventi rocamboleschi che porteranno i protagonisti di nuovo tutti insieme la sera di Capodanno a festeggiare l’arrivo del nuovo anno.
Come in ogni Soap Opera che si rispetti, anche nel film di Genovesi tutto è proiettato in un universo poco reale, inventato, un mondo che non esiste: non è chiaro in che epoca siamo e dove ci troviamo. Pochi e vaghi sono gli indizi: non ci sono cellulari, né tablet (ma la tv è un modello antico, almeno quella con cui Ale e Franz guardano, appunto, una soap opera in costume), i personaggi si muovono su auto d’epoca sotto una neve copiosa che imbianca tutto rendendo il paesaggio quasi neutro, ovattato e candido. Unica coordinata temporale: la vicenda (o forse per meglio dire la favola) si svolge nei tre giorni precedenti il Capodanno.
Il regista ha parlato di una sorta di ‘realismo magico’ dove si mescolano tre generi: commedia, melò e noir (ma, aggiungiamo noi, anche suggestioni provenienti da pochade, parodia, non-sense). Nel mondo a parte di questa Soap Opera ancora una volta è l’amore a muovere i personaggi: l’amore perduto, l’amore ritrovato, quello tradito ma non solo. Si parla anche di amore tra fratelli, amore etero e (sospetto) amore omosessuale. Tutto in chiave comico-grottesca.
Il mondo inventato da Genovesi è stralunato e bizzarro (e interamente ricostruito negli studi di Cinecittà), popolato da una serie di figurine che sembrano ritagliate nel cartone, quasi un gruppo di marionette o di comici dell’arte ognuno con il suo carattere e, ovviamente, il suo costume di scena: il carabiniere in alta uniforme, la diva delle soap opera in costume, l’amico che si pone interrogativi sulla sua sessualità, due fratelli gemelli, la ex fidanzata e la bella straniera. Su tutti, l’amico-parafulmine, quello che si prende carico dei suoi guai e di quelli altrui.
Il set di questo bizzarro condominio sembra davvero un palcoscenico teatrale e denota una particolare scelta stilistica ed estetica da parte del regista, un mondo iperreale popolato di personaggi surreali che si trovano a dover affrontare ciò che di norma accadrebbe nell’arco di una vita: tradimenti, gravidanze, suicidi, funerali, incidenti, pistole, incendi e… feste.
Per quanto riguarda gli attori, Genovesi ritrova i suoi ormai affezionati protagonisti del doppio successo de La peggiore settimana della mia vita e Il peggior Natale della mia vita, Fabio De Luigi e Cristiana Capotondi ma riscopre anche la coppia formata da Chiara Fracini e Diego Abatantuono (il suo maresciallo dei carabinieri “Cavallo” è il personaggio più spassoso del colorato quadretto) oltre che il duo comico Ale e Franz, gemelli (etero… zigoti!) costretti alla difficile convivenza dopo un brutto incidente. New entry nel cast, un inedito Ricky Memphis in crisi d’identità (sessuale) e la bellissima ‘straniera’ Elisa Sednaoui (che porta nel film il lato più triste e drammatico).
Ma, nel su e giù tra i piani del suo condominio, Genovese perde per strada le brillanti premesse della sua storiella che finisce per smarrirsi nelle lacune di una sceneggiatura troppo flebile, e questo nonostante un piccolo giallo da risolvere.
E non basta una ‘rivelazione’ finale e la vibrante voce di Edith Piaf che intona “Non, je ne regrette rien” a mettere la glassa su una commedia che, pur nell’originalità della messa in scena, manca di mordente, lasciando ben poco nello spettatore se non la solita scontata domanda: ma la vita, a volte, non è davvero come una soap opera?
Elena Bartoni