Spaghetti Story – Recensione
La generazione dei trentenni disillusi, la generazione Y senza futuro, che fatica a sbarcare il lunario, ma che non spegne quel lumino di speranza, grazie alle cose vere e importanti della vita come l’amicizia e l’amore. Questo è “Spaghetti Story” interessantissimo dramedy di Ciro De Caro che ci porta sullo schermo dei personaggi reali, così simili a noi, con i quali è impossibile non rapportarsi.
Valerio (Valerio Di Benedetto) sogna di fare l’attore, ma i ruoli faticano ad arrivare, così si arrangia con qualche lavoretto part-time, mentre il suo migliore amico Scheggia (Christian Di Sante), che vive ancora con sua nonna, ha trovato un modo tutto suo per crearsi una posizione nel mondo. Serena (Sara Tosti), studia grazie ad una borsa di studio, e sogna di mettere su famiglia proprio con Valerio la cui sorella, Giovanna (Rossella D’Andrea), sogna di diventare chef di cucina cinese. Quattro amici che si confrontano con la vita che verrà stravolta quando una prostituta cinese, Mei Mei, entrerà nella loro esistenza.
Costruito in maniera molto naturale con una serie insistita di jump cut che danno l’idea di un’esistenza a singhiozzo come quella di Valerio, “Spaghetti Story” è il ritratto dell’Italia contemporanea e dei trentenni di adesso, più giovani che adulti. E’ una storia fatta di sogni e di illusioni e disillusioni quella che ci racconta De Caro e lo fa nella maniera più onesta e diretta possibile.
Il romanaccio con cui il cast di attori recita, per la prima volta in una pellicola diventa assolutamente funzionale per dar vita ad un cinema verità, che si radica profondamente nella società attuale e che permette allo spettatore di sentirsi tra amici, magari in situazioni che, volente o nolente, conosce fin troppo bene.
Crescere a 30 anni e diventare uomini e questo non solo attraverso il farsi una posizione nel mondo del lavoro, ma nei rapporti con gli altri, nell’essere disposti ad aiutare il prossimo anche quando siamo i primi ad aver bisogno.
Ma “Spaghetti Story è anche un film sulla speranza. Gli amici diventano il fulcro su cui contare anche quando non ci si comprende, anche quando è più facile fuggire: sono loro la luce in fondo al tunnel che permette ad ogni persona, nonostante tutto, di andare avanti. L’amore con cui il cineasta cura i propri personaggi, è l’amore di una madre (o di una nonna) nel curare i propri eredi sperando che questi imparino la lezione.
Spaghetti, una delle cose più semplici ed economiche del nostro paese, così come è semplice, diretto, ma coinvolgente questo film che sorprende nella sua capacità di ritrarre, con un’opera, come ha definito lo stesso regista, a no budget e totalmente indipendente, quei giovani talmente complicati da raccontare che il cinema contemporaneo nostrano ha evitato di affrontare… almeno fino ad oggi.
Sara Prian