Starbuck – 533 figli… e non saperlo! – Recensione
È la storia di un eterno Peter Pan alle prese con un repentino cambio di vita: da adolescente a padre… di ben 533 figli. Starbuck, uscito in Canada nel 2011, arriva in Italia con due anni di ritardo e in pochissime copie, ma si rivela un vero e proprio gioiellino nascosto della commedia politically correct.
David Wozniack (Patrick Huard) ha 42 anni, lavora come addetto al trasporto di carne nella macelleria di famiglia e conduce una vita come se fosse ancora un adolescente. Valerie (Julie Le Breton), la fidanzata, è una poliziotta e proprio quando scopre di essere incinta, il passato di David riaffiora. Vent’anni prima infatti, per guadagnarsi qualcosa, l’uomo ha donato il suo sperma in una clinica e scopre di essere diventato padre di 533 ragazzi, 142 dei quali hanno intrapreso una causa legale per scoprire l’identità del loro padre biologico, conosciuto solo con lo pseudonimo di Starbuck.
Storia inverosimile quella raccontata in questa pellicola che è a dir poco esilarante, ma capace anche di far riflettere, emozionare e soprattutto far amare a tutti il protagonista. Passata la soglia dei 40 anni, David vive una vita perennemente sul filo del rasoio, nessuno riesce a porre fiducia in lui ed impegnarsi in qualcosa o con qualcuno, è ancora un utopia.
Un sogno certo, perché la volontà c’è. Ed è così, con l’imminente nascita di un figlio tutto suo, che David prende la palla al balzo: vuol mettere la testa apposto e diventare un padre responsabile. Nel passato, ciò che nella sua visione adolescenziale era stato una sorta di affare, un’attività piacevole e redditizia come donare il proprio seme, ora, dopo vent’anni rappresenta però un ostacolo.
Lo scoprire di essere il padre biologico di più di cinquecento ragazzi minerà il suo rapporto con Valerie, ma allo stesso tempo sarà la spinta per dimostrare a tutti ed in particolare a lei, come egli sia in grado di preoccuparsi ed occuparsi degli altri.
È quindi la figura del padre ad acquistare importanza in questo film, così come il significato di unione. “Angelo custode più che papà”, così si definisce David, quando a poco a poco cercherà di essere una sorta di genitore-amico per ognuno dei suoi “figli”, creando con loro un’enorme famiglia e comunità.
La pellicola, dotata di una sceneggiatura affascinante, originale, con i giusti elementi per commuovere, divertire ed emozionare, può quindi contare enormemente sulla presenza strascinante di Patrick Huard, un attore protagonista in grado di indossare perfettamente i panni dell’eterno ragazzino, ma che con sguardo serio e un rinnovato spirito di responsabilità vuol dimostrare a tutti di essere un adulto.
Uscirà fra pochi mesi il remake del film, girato sempre dallo stesso regista, su ordine di niente po’ po’ di meno che, Steven Spielberg, ma in attesa, non resta che godersi questa comedy che ha tutte le carte in regola per poter diventare un cult.
Alice Bianco