Step Up All In – Recensione
Tempo d’estate e quindi momento ideale per portare sul grande schermo un altro capitolo della saga danzante, Step Up, arrivata ormai a quota cinque. Ne è passata di acqua sotto i ponti dopo i tempi d’oro del primo film con Channing Tatum e Jenna Dewan Tatum, la saga si è evoluta a mero spettacolo e la sceneggiatura si è semplificata sempre più, ciò nonostante, per gli amanti del genere, il divertimento è ancora assicurato, a maggior ragione in Step Up All In, dove a risollevare le sorti di un deludente quarto film, arrivano le ‘’vecchie glorie’’ dei precedenti capitoli.
Dopo il famoso flashmob, Sean (Ryan Gutzman) continua a cercare con la sua crew di sfondare nel mondo del ballo. Tra audizioni finite male, raccomandati ed umiliazioni, i Mobs decidono di lasciare Los Angeles per tornare a Miami. Sean invece non si arrende, rimane a LA e contatta Muso (Adam G. Sevani) per mettere in piedi una nuova crew e partecipare così a Vortex, una gara di ballo da strada che si tiene a Las Vegas. A formare la il nuovo gruppo, gli Lmentix, i vecchi membri della crew storica, ognuno ormai dedito ad un altro lavoro, ma pronto a mollare tutto per questa nuova avventura.
All In, nuovi e vecchi amici, insieme nella capitale del gioco d’azzardo a rischiare tutto e per tutto, per coronare finalmente un sogno, quello di ballare sotto contratto e trovare la stabilità economica ed affettiva. Questi i desideri di Sean e delle crew di giovani ballerini che non riescono a sfondare, nonostante i numerosi sacrifici, desiderosi di partecipare al Vortex.
Affrontando un tema comune ai giovani d’oggi, italiani ed americani, come quel del dover spesso rinunciare ai propri sogni pur di riuscire a campare, questo capitolo di Step Up riesce nell’intento di trasportare una situazione critica che riguarda tutti (neolaureati e non) e in qualsiasi campo, in un mondo come quello dello spettacolo ed, in particolare, del ballo.
Credere fino in fondo in ciò che si fa, l’importanza di avere una famiglia e degli amici con cui condividere successi e non e ballare soprattutto per passione, sono questi i motivi, o meglio i messaggi, che trasmette il film, un inno alla speranza che non muore mai e al non rinunciare ai propri sogni.
Ecco quindi, che considerando agli aspetti pratici della vita, il lavoro, le responsabilità e l’ancora tanta voglia di sfondare, la serie fa uno step up, un passo avanti, mettendo in primo piano proprio il passaggio dall’età teen a quella adulta, lo stesso però, non si può dire per il target a cui principalmente sembra essere adatta la pellicola, quello adolescente.
Con una struttura narrativa che di per sé assomiglia a tutte le altre dei film precedenti infatti, Step Up All In si presenta come un tableau vivant di colori e luci sfavillanti, di ottime coreografie, performance e tanto spettacolo, sotto questa patina però, non vi è molto di più. Anche se la pellicola prova a trasmettere qualche messaggio in più e ci riesce, rimane comunque, in primo luogo, più adatta ad un pubblico di appassionati del genere che a tutti, visivamente e coreograficamente infatti, ne rimarranno soddisfatti.
Alice Bianco