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Storia d’inverno – Recensione

Ha tutti gli elementi per essere il flop dell’anno il fantasy romantico Storia d’inverno (Winter’s tale), tratto dall’omonimo romanzo di Mark Helprin e adattato sul grande schermo da Akiva Goldsman. Sceneggiatore di Batman Forever (1995), Batman & Robin (1997),  A Beautiful Mind (2001), Costantine (2005), Il codice da Vinci (2006), Io sono leggenda (2007) e Angeli e Demoni (2009), Goldsman si cimenta per la prima volta come regista, ma lo fa con uno script del tutto sbagliato e inconsistente.

Nella New York di fine Ottocento e inizio Novecento, Peter Lake (Colin Farrell) è un ladro, orfano ed esperto meccanico, inseguito dagli scagnozzi di Pearly Soames (Russell Crowe), che vuole ucciderlo. Mentre si appresta a portare a termine un’ultima rapina, Peter incontra la bella Beverly Penn (Brown Findlay), della quale si innamora perdutamente. La storia d’amore tra i due è tormentata a causa della malattia di lei che la porta alla morte. Nel 2014 Peter Lake è ancora vivo e giovane; deve compiere il suo miracolo ma deve capire quando e con chi accadrà.

Winter’s Tale è una storia d’amore fantasy dai toni puerilmente fiabeschi che tenta di alimentarsi, qua e là e invano, di quegli ingredienti che hanno caratterizzato le storie fantastiche più belle e famose, come La Storia Infinita e Ladyhawke, e le fiabe più classiche come Biancaneve o La Bella Addormentata nel bosco.
Lo scontro tra bene e male, la guerra tra angeli e demoni (con un Lucifero interpretato dall’inaspettata partecipazione di Will Smith), il concetto di un preciso destino che tutti hanno, il “miracolo” (la buona azione e la missione) che tutti dobbiamo compiere, le stelle in cielo che proteggono i cari rimasti in vita e un cavallo, bianco e alato, in aiuto al protagonista, servono a comporre un’accozzaglia narrativa priva di senso. Dialoghi banali e scene imbarazzanti fanno scadere la pellicola in facili sentimentalismi, resi assurdi dall’interpretazione enfatizzata dei protagonisti. Tutti gli attori, soprattutto Colin Farrell e Russell Crowe (ad eccezione, forse, di Will Smith), sono penalizzati nel loro talento a causa di una sceneggiatura che suscita inevitabilmente riso e derisione.

Con questi presupposti, per il film, nelle sale dal 13 febbraio 2014, non si prevede un grande riscontro di pubblico. Un barlume di speranza si può, forse, intravedere nelle teenagers e adolescenti (magari fan di Colin Farrell), che potrebbero essere attratte dalla smielata storia d’amore.

Elisa Cuozzo     
 

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