Taken 3 – L’ora della verità – Recensione
Ci fu un tempo in cui Liam Neeson faceva rima con pellicole d’autore, grandi interpretazioni, candidature all’Oscar per film che rimarranno nella storia come Schindler’s list. Ora, quando vediamo la sua faccia, è immediato il collegamento ai film d’azione a alla frase “Io vi troverò”. Questo, mettiamolo bene in chiaro, non è per niente un male, anzi perché Neeson ha saputo reinventarsi, dimostrandosi coinvincente anche in questo tipo di ruoli. Ed è così che nelle nostre sale approda il terzo capitolo di Taken, diretto ancora una volta da Olivier Megaton e che vede in sceneggiatura quel furbastro di Luc Besson, che ci regala (si spera) l’ultima coriacea avventura di Bryan Mills che, questa volta, si ritrova ad essere sospettato lui stesso di aver commesso un omicidio, il tutto mentre nel frattempo i russi decidono di usarlo come bersaglio umano sparandogli a destra e a sinistra, senza (quasi) mai colpirlo.
C’è da mettere in chiaro subito anche una cosa, questo Taken 3 è molto meno cruento dei precedenti e sembra che Megaton abbia deciso di virare più sulle scene d’azione pura, come gli inseguimenti, piuttosto che sulle trucidazioni da vendetta. Quello che però c’è da dire è che proprio queste scene d’azione non sono moltissime e una volta usciti dalla schizofrenica regia e dal frenetico montaggio, quello che resta del film in sé è poco o niente. Certo ci sono alcuni (veramente pochi) elementi a sorpresa che risollevano la sceneggiatura, ma niente che possiamo catalogare come memorabile.
Megaton e Besson sembrano, in questo caso, più interessati a costruire una pellicola che segue le orme di un giallo hitchcockiano (paragone da prendere con le pinze, si intende), concentrandosi maggiormente sulle indagini che sull’azione e, questo, potrebbe portare molti fans del franchise a storcere il naso. Eppure non si può non apprezzare lo sforzo di sradicareTaken dalla gabbia in cui si era rinchiuso, a fargli fare un piccolo salto di qualità che però, non riesce a trovare la sua reale ragion d’essere, soprattutto se lo si pensa come ultimo capitolo di una saga che sembra, assolutamente, fuori dal coro e senza continuità con i precedenti.
Inoltre, anche preso a se stante, Taken 3, non riesce a superare la soglia della sufficienza in quanto la pellicola rincorre cliché, giocando sulla prevedibilità e adagiandosi sul genere in maniera troppo comoda per far risultare un film diverso da molti altri che, durante l’anno, riempiono i nostri cinema. Occasione mancata.
Sara Prian