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Tartarughe Ninja – Recensione

Nati nel 1984 dalla fantasia dei fumettisti Eastman e Laird, i quattro combattenti umanoidi dai nomi rinascimentali hanno varcato i decenni in diverse trasposizioni cinematografiche e televisive. Più o meno fedeli all’impronta dark dell’originale cartaceo, talvolta semplicemente riadattate per un target di giovanissimi (la storica serie animata degli anni ’80). In occasione del trentennale, Jonathan Liebesman li trasporta ancora una volta sul grande schermo partendo dalle origini: la nascita, l’addestramento da parte del maestro/topo Splinter, l’amicizia con la giornalista April O’Neil, la lotta contro il Clan del Piede comandato dall’ambizioso e feroce Schredder. Tutto ciò con parecchie variazioni del caso, rispetto a quanto i vecchi fan della serie ricordano e conservano nel cuore. Ora, se la scorsa incursione nelle sale, il godibile film d’animazione TMNT, era un lavoro di cesello ai confini della perfezione (regia fluida ed agile come un ninja, serio e faceto in equilibrio mai precario), in questo caso si opta per l’eccesso in allegria. Nonostante la cupezza delle atmosfere (assai più che i contenuti!) e la violenza dei combattimenti, Tartarughe Ninja è essenzialmente comicità. Divertente, strabordante e, di proposito, invasiva. Mentre i cattivi si salvano dalla parodia implicita, a differenza di quanto avveniva nel cartoon classico, i nostri eroi sembrano cabarettisti prestati all’azione. Non vale soltanto per Michelangelo, al solito mattatore buffonesco numero 1, e compagni (comunque fedelmente caratterizzati) ma persino per il collega di April, Vernon, convertito a simpatico ed innamorato soggetto dalla battuta pronta. Chi ama il lato “duro” dei Turtles magari storcerà la bocca davanti a un approccio così incline allo scherzo. Non potrà negare però che tanta profusione di humor, spalmato in dialoghi dalla verve inarrestabile, va oltre lo “stemperare la crudezza della rappresentazione”. Costituisce piuttosto la chiave dello spasso, capace di spostare in secondo piano quei difetti prevedibili nel leggere il nome di Michael Bay tra i produttori, e puntualmente presenti. Parliamo della tendenza a strafare, al prolungare le sequenze action ai confini del compiacimento (travolgente la battaglia sulla neve, ma il troppo stroppia), ben più di quanto lasciasse sperare la bella prova offerta da Liebessman ne “La furia dei Titani”. Megan Fox poi, sebbene graziosa, non è il miglior volto possibile su una April in carne ed ossa per via dello sguardo un po’ acido. Film ludico ed indirizzato alle famiglie, dalla cui visione si esce sazi senza particolari entusiasmi.

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