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The Captive – Recensione

Dopo averci fatto sbadigliare con ‘Devil’s Knot’, torniamo a parlare di Atom Egoyan questa volta per un film come “The Captive” che, anche se non un capolavoro, riesce a tenere incollati alla poltrona fino all’ultimo secondo. E quando accade una cosa del genere, siamo davanti ad un thriller davvero riuscito.

Dopo che Cassandra è scomparsa da ben 8 anni, dei strani ritrovamenti fanno pensare che sia ancora viva. La Polizia, i genitori e la stessa Cassandra cercheranno di svelare il mistero dietro la sua scomparsa.

The Captive riesce a farci avere fiducia ancora una volta in Egoyan e a dare una nuova possibilità a Ryan Reynolds, che qui si dimostra finalmente maturo anche per ruoli al di fuori della mera commedia o dei super eroi.

Un puzzle di elementi, piccole tessere che sembrano incastrarsi, ma che poi si disincastrano, carnefici che in realtà sono vittime di pregiudizi, questo un po’ come è accaduto in Devil’s Knot, ma qui il tutto è costruito con estrema attenzione e qualità, diventando un thriller tra i più accattivanti dell’ultimo periodo.

Egoyan ci racconta tutto con un ritmo serrato, stavolta davvero ben studiato e riuscito, alternando il passato al presente, mettendo insieme i pezzi di una memoria frammentaria e confusa che cerca di trovare un suo ordine davanti agli occhi di uno spettatore, trasformato a sua volta in detective.

Pensate ad un puzzle, di quelli difficile da più di 1000 pezzi quasi tutti identici anche se uguali non possono essere, con una figura complessa che prende forma solo man mano che la sceneggiatura, e noi con essa, iniziano a raggruppare le tessere: prima i contorni, poi altri pezzi qua e là, fino ad arrivare al centro, a formare la figura completa e a capire complessivamente ogni passaggio avvenuto fino a quel momento.

The Captive è una pellicola a tratti disturbante, machiavellica se vogliamo, che spinge lo spettatore a mettere in moto il cervello, a concentrarsi per non perdere nessun indizio, nessun pezzo di questo puzzle. Sì perché se mancasse anche solo un 1 minuto (pezzo) di questa pellicola, si finirebbe per perdere la bellezza del quadro complessivo.

Dopo molto molto tempo il vero Egoyan è tornato, e questo film lo dimostra con tutta la sua forza, capace di catturarvi e di non lasciarvi più per due ore.

Sara Prian

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