The Disciple (Lärjungen) – Recensione
Candidato tra i film in gara per aggiudicarsi una nomination come Miglior Film Straniero agli Oscar 2014, The Disciple (Lärjungen) della regista finlandese Ulrika Bengts è un dramma angosciante ma reale, girato interamente in un microcosmo familiare ricco di sfaccettature.
Estate 1939, un’isola del Mar Baltico. Karl (Erik Lönngren) ha tredici anni e deve lavorare come assistente del guardiano del faro, Hasselbond (Patrik Kumpulainen), che all’inizio rifiuta il ragazzo perché troppo giovane. Karl, cresciuto in un orfanotrofio, lotta disperatamente per rimanere sull’isola, dimostrando in qualunque occasione di saper lavorare duramente. Alla fine Hasselbond decide di accettarlo. Nel frattempo Karl è diventato amico di Gustaf (Niklas Groundstroem), il figlio del guardiano, ma quando Hasselbond inizia a preferire Karl a suo figlio il loro rapporto si rovina.
Storia di amicizia, ma anche di separazione e di cambiamenti The Disciple è un dramma con al centro il tema della formazione giovanile, così come dell’abuso di potere, della violenza e della rivalità, dove i protagonisti, due ragazzini all’inizio solidali e amici fra loro, con l’inserimento del padre, che preferisce il nuovo venuto, diventano nemici.
Il padre è la figura che incute più timore. Lavoratore da anni in quell’isola sperduta, frustrato, autoritario con la moglie e i figli. L’unico che riesce ad “ispirarlo”, a farlo sentire meno solo e quasi suo pari, diventerà pian piano proprio Karl, l’intruso che dimostra un carattere forte e determinato.
L’isola è un’altra delle figure importanti del film, vista quasi come metafora della figura stessa del padre. Il clima e l’atmosfera che si respira in quel luogo sono soffocanti, cupe e serie come lo è Hassellbond infatti.
Ottima anche la fotografia, che sembra stagliare magnificamente il faro e l’ambientazione anni’30 quasi come fosse un paesaggio descritto dai grandi pittori inglesi dell’800, fumoso, tetro ed immenso.
La musica, colonna sonora e le melodie “vietate” della moglie, sono un altro degli elementi che contribuiscono a dare vitalità alla storia, incupendola e caricandola di tensione. L’unico aspetto negativo della pellicola, potrebbe essere quello di un finale troppo semplice e quasi da non considerarsi tale.
Alice Bianco