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The Homesman – Recensione

Tommy Lee Jones approda al Festival di Cannes portando in Concorso la sua seconda pellicola, che lo vede come regista e protagonista dopo Le tre sepolture (2006). Con The Homesman ripresenta uno scenario sabbioso e western, con al centro però, quattro donne, un’opera che è più melodramma che spaghetti, un road movie duro e che mantiene il giusto ritmo.

Mary Bee Cuddy (Hilary Swank) ha 31 anni e vive da sola nella frontiera americana, nel Far West; è una zitella senza alcuna speranza di trovare marito. Si assumerà così l’incarico di trasportare tre donne impazzite fino all’Iowa, da dove verranno rispedite negli stati dell’Est da cui provengono. Le tre donne sono: Arabella (Grace Gummer) che ha visto morire tre figli in tre giorni a causa della difterite; Theoline (Miranda Otto) che ha ucciso il figlio neonato durante un inverno particolarmente rigido; e Gro (Sonja Richter) che ha ucciso il marito dopo i continui abusi. Mary Bee sa di non potercela fare da sola, e ingaggia un vagabondo a cui ha salvato la vita: George Biggs (Tommy Lee Jones).

L’acclamato attore e per la seconda volta regista, Lee Jones, pone al centro della pellicola la figura femminile, quella di donne forti e coraggiose, che sospinte dalla follia, hanno però compiuto delle gravi azioni (crudo, in particolare, il primo infanticidio).

Tanta terra arida, infinite distese, che le inquadrature panoramiche mostrano nella loro completa desolazione. Il paesaggio, diventa anch’esso uno dei personaggi della pellicola, che presenta una sceneggiatura articolata, ma facilmente seguibile, in una continua alternanza tra black comedy, scene cruente e sentimentalismo.

Oltre a queste inquadrature, Lee Jones ha prediletto anche i primi piani, soprattutto riguardanti il suo personaggio, un vagabondo ex delinquente, che in questo viaggio è alla ricerca di redenzione.

Non si parla solamente di questo però, quasi fosse un film che trae ispirazione da un’opera di Cormac McCarthy, questo road movie, per i protagonisti è anche un viaggio interpersonale, psicologico e fisico, con una follia di base, in cui cadono tutti.

In The Homesman c’è molto di Le tre sepolture, con riferimenti anche al film presentato a Venezia da Kelly Reichardt’s, Meek’s Cutoff (2010), ma è anche vero che non si tratta del classico western, di esso si ritrova solamente l’ambientazione, eccezion fatta per una scena di ‘’attacco alla diligenza’’, che però si trasforma in una divertente gag.

Ricco di sorprese e colpi di scena, il film, che in sé riflette sul significato profondo del giusto e dello sbagliato, dimostra una struttura narrativa efficace, che riesce a mantenere in equilibrio i generi, tenendo lo spettatore attento, una buonissima seconda prova per uno dei più celebri attori di Hollywood, messosi dietro alla macchina da presa.

Alice Bianco

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