The Search – Recensione
Il regista francese Michel Hazanavicius, cavalcando l’onda del successo di The Artist (2011), vincitore del premio Oscar nel 2012, ritorna sul grande schermo, dopo il passaggio al Festival di Cannes 2014, con una pellicola appassionata, straziante, ma un po’ deludente.
Ambientato nel 1999, durante la Seconda Guerra in Cecenia, The Search vede come protagonista Hadji (Abdul-Khalim Mamatsuiev), un bambino di nove anni che dopo l’uccisione dei genitori a cui ha assistito non visto, fugge con il fratellino neonato. La sorella maggiore, sopravvissuta, si mette a cercarli. Intanto Hadji, dopo aver messo al sicuro il neonato, incontra Carole (Bérénice Bejo), una funzionaria dell’Organizzazione europea per i diritti umani, che decide di occuparsi di lui. In parallelo, si segue la vicenda del ventenne Kolia (Maxim Emelianov), recluta dell’Armata Russa.
Ispirato al film Odissea tragica (1948) di Fred Zinnemann con un giovanissimo Montgomery Clift, ambientato in Germania alla fine della Seconda Guerra Mondiale, il The Search di Hazanavicius prende spunto e racconta un altro evento bellico, molto più vicino ai giorni nostri.
Della guerra cecena la stampa nazionale ed internazionale se n’è interessata poco ed è così che il valore civile e il senso del dovere hanno spinto Hazanavicius a portare in scena queste vicende. Nel film precedente era una madre quella che cercava il figlio, qui una sorella alla ricerca del fratello, la figura maschile di Clift è sostituita da quella della Bejo, ma lo scopo alla fine è sempre lo stesso.
Tre sono le storie raccontate, ad unirle proprio la guerra, ma ciò che più di tutto traspare dal film è il bisogno del regista di dimostrare la debolezza delle organizzazioni umanitarie, di come i giovani venissero costretti ad arruolarsi provando sulla loro pelle la spietatezza del conflitto e la dispersione, ma anche la volontà di non separarsi dai propri cari.
In un contesto di distruzione come quello portato in scena, il rapporto che si instaura fra il piccolo protagonista e la funzionaria dell’Onu, così come la ricerca del bambino da parte della sorella e la lotta per la sopravvivenza dei soldati, seppur nella loro drammaticità, sono però fin troppo dei cliché.
Il passaggio di Hazanavicius dal registro della commedia a quello melodrammatico e più impegnato, proprio per questo motivo non riesce appieno. Il senso di costruito, dalla fotografia troppo patinata e poco “sporca” ad un mare di stereotipi tipici di pellicola di questo genere, The Search non la spunta, dimostrandosi fin troppo accurato e retorico, con un ritmo narrativo troppo affettato. Un vero peccato!
Alice Bianco