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The Sound and The Fury – Recensione

Habitué del Lido, il regista e attore, James Franco ritorna, questa volta Fuori Concorso, alla Mostra del Cinema, proponendo una propria versione del famoso romanzo L’urlo e il furore di William Faulkner. Di per sé il romanzo tratta temi come l’onore, la perdita di esso, l’ingiustizia sociale e l’amore, Franco li ha affrontati con delicatezza e allo stesso tempo forza e coraggio, mantenendosi fedelissimo al testo.

Mississippi, primi del ‘900. La storia racconta la decadenza e la sventura dei Compson, una famiglia aristocratica del Sud caduta in disgrazia. Le loro vicende vengono raccontate da differenti prospettive. I coniugi Compson hanno quattro figli: Quentin (Joey King), Candance (Ahna O’Reilly), Jason (Scott Haze) e Benjamin detto “Benji” (James Franco). La storia della giovane Caddy, unica sorella femmina, viene narrata dai suoi tre diversi fratelli.

Adattamento, anzi, verrebbe più da dire trasposizione su schermo, il più possibile in linea con il romanzo di Faulkner, The Sound and The Fury descrive minuziosamente le vicende e i rapporti che intercorrono nella famiglia benestante di proprietari terrieri, i Compson, abitanti del popolato stato del Sud.

Diviso in capitoli (qui tre anziché i quattro del romanzo), come nei film precedenti diretti da Franco (As I Lying Dying e Child of God), The Sound and The Fury, nonostante la mancanza dell’ultimo capitolo, che il cineasta è riuscito ugualmente ad inserire, lo spirito, l’ambientazione e le dinamiche delle vicende familiari, presenti nell’opera di Faulkner, si mantengono vivi.

Nella sua forma narrativa, la sceneggiatura, scritta a quattro mani da Franco assieme all’amico Matt Rager, i due autori si sono presi alcune libertà, ma individuando temi ed elementi già introdotti ed approfonditi dallo scrittore americano. Amore, tempo e le responsabilità, sono questi i temi, in ordine di capitolo, portati in evidenza nel film, quasi fosse l’intento del regista, voler dare un’interpretazione ordinata del complesso, ma significativo romanzo di Faulkner.

Nel primo capitolo, quello che vede raccontare le vicende familiari dal punto di vista di Benji, il 33enne con problemi mentali, figlio del patriarca Jason III, l’abilità è stata quella di far parlare l’anima del bambino insita nel personaggio adulto, raccontando il senso di protezione, e quasi ossessione, verso la sorella Caddy.

Ed è proprio quest’ultimo personaggio, ad assumere il ruolo di trait d’union della pellicola. Oggetto da mantenere quasi all’interno di una campana di vetro, Caddy viene vista così dai due fratelli, Benji e Quentin, mentre è disprezzata dal terzo, Jason Jr.

Nel film, passato e presente si fondono e i capitoli a loro volta sono collegati magistralmente, in una successione potente ricca di suspense.  Potenza che viene prima o poi espressa da tutti i personaggi, che urlano tutta la loro furia e frustrazione.

Caddy, Jason e Benji sono coloro che maggiormente hanno il diritto di infuriarsi di più,  con la vita e con il loro destino, incapaci di cambiare la propria situazione: Quentin è l’unico a prendere una decisione,  dotato di libero arbitrio e scegliendo infatti il suo tragico destino, sentendosi probabilmente impotente di fronte ai problemi della sorella amata ed infelice della sua vita.
The Sound and The Fury però,  è molto più di tutto ciò,  è anche un filosofeggiare sull’esistenza e sui sentimenti,  con un negativismo di fondo, ma anche passione ed amore,  che spesso sfociano in quell’urlo, espressione nella sua più alta rappresentazione, in alcune determinate scene. Potenti sono anche le interpretazioni dell’intero cast, in special modo quelle di Scott Haze, James Franco e Ahna O’Reilly.

Il film, come il romanzo di Faulkner, piace o non piace, a priori. A coloro che hanno precedentemente letto l’opera e non, sta di fatto che il regista è riuscito in maniera ottimale a trasportare in fotogrammi il complesso testo scritto originale, mantenendosi in equilibrio fra interpretazione e fedeltà.

Alice Bianco

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