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The Vatican Tapes – Recensione

A guardare The Vatican Tapes verrebbe solamente da dire: c’è di peggio. Sì perché anche se la tematica delle possessioni demoniache e degli esorcismi sono argomenti abusati nel cinema horror, questa volta il film di Mark Neveldine ha dalla sua lo scegliere una narrazione fortemente classica, che non lo fa rischiare, ma nemmeno sbandare da un filone che qualcosina di buono riesce a regalare.

Evitando intelligentemente il found footage, The Vatican Tapes vede come protagonista Angela (Olivia Taylor Dudley) una donna normale che scopre che solo a starle vicino si rischia la morte. Dopo vari testi psichici-medici, il “caso” passa sotto il controllo della Chiesa che conferma la presenza di un essere maligno che si è impossessato della giovane. Nel momento in cui, però, due sacerdoti del Vaticano si approcciano ad Angela (nome omen) si troveranno davanti a qualcosa capace di scatenare l’Apocalisse.

Neveldine è un novizio del cinema horror e se da una parte questo è a suo favore perché il suo approccio è in qualche modo legato al più classico del genere, dall’altra, ovviamente, diventa il suo punto debole maggiore perché proprio questi continui rimandi ad altre pellicole che si susseguono sullo schermo, finiscono per far apparire la pellicola come un grande omaggio a diverse opere senza riuscire a trovare una sua vera dimensione ed identità.

The Vatican Tapes infatti è un film senza infamia e senza gloria, che riesce ad assestare alcuni colpi horror davvero buoni ad altri un po’ più deboli e prevedibili che conducono ad un finale alquanto fracassone e che se, visivamente riesce a convincere, non coinvolge poi come dovrebbe trovando nella sua fretta di concludere il tutto un grosso difetto.

Certo sicuramente l’opera di Neveldine rispetto a tanti altri film di sottogenere è sicuramente migliore, si lascia guardare con alcuni momenti davvero buoni che ci fanno sperare che, con una maggiore esperienza sul campo il regista possa, in futuro, regalarci qualche piccola chicca degna di nota.

Sara Prian

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